Preghiere per far piovere è la ricerca di un nuovo linguaggio perché noi, “che non abbiamo un paese”, possiamo comunicare con il metafisico, e al contempo per dire della percezione consapevole della vita, del dolore, della morte.
E’ una ricerca leopardiana dichiaratamente, ma i versi portano il flusso dalla classica e nobile fonte fino al tempo postmoderno, prosaico, inutilmente “scientifico”, disincantato e credulo, banale e disperato.
E’ la lotta tra l’immortale speranza del cuore umano e il postmoderno sentimento “copernicano” Il lin-guaggio metafisico tradizionale è umoristicamente falsificato.
Il sentimento postmoderno della stanchezza del pensiero, del tormento della coscienza è intagliato nella lirica “Occhio dell’anima oscuro”, dove la mente osserva la mente osservare impotente la realtà, ed esso riporta all’antica leopardiana malin-conia di una vita non consapevole. Splendido accompagnamento nel viaggio interiore e metafisico è “L’angelo”, le liriche di cornice hanno l’ambigua melodia della “nuova preghiera”, quella per far tornare “la pioggia”, una ninnananna a metà tra la vittoria delle tenebre e la resistenza risoluta e misteriosa del cuore umano.