A cura di Rosa Roselli

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IL SETTIMO SPLENDORE,
LA MODERNITA ’ DELLA MALINCONIA

(Verona, Palazzo della Ragione)



Modigliani, Ritratto di Moise Kisling


“Noi sem levati al settimo splendore,
che sotto ‘l petto del Leone ardente
raggia mo misto giù del suo valore”
(Dante, Paradiso XXI, 13-15)


“Il settimo splendore” o cielo di Saturno, che Dante nel Convivio definisce pianeta “freddo e secco”, è caratterizzato dagli spiriti contemplanti che si presentano come splendori posti lungo una scala d’oro. Alla terzina dantesca fa riferimento il titolo della mostra veronese, tutta imperniata sul tema della malinconia o dell’ “umor nero” che, secondo gli antichi, il corpo di qualcuno secerne più di quello di un altro, determinando così il suo temperamento.

La malinconia è tristezza, è l’incapacità, secondo Goethe, di accettare la monotonia del quotidiano, la ripetitività delle varie fasi dell’esistenza umana, perché finale. Al malinconico le cose sembrano incomprensibili, senza un preciso significato; si crogiola nel proprio piacevole tormento, si nutre petrarchescamente di “sospiri”. I pensatori, i poeti, gli scrittori, insomma gli intellettuali nel senso più ampio del termine, hanno sempre avuto ed hanno propensione alla malinconia che per Kiekegaard è la perdita di Dio, quindi l’assenza di fede. Per i monaci è l’accidia, un peccato e, nello stesso tempo, un vizio che apre alla perversione, di cui la malinconia è iniziatrice e maestra esperta. Anche la tradizione ebraica chassidica condanna la malinconia come perdita di fede, che logora la vitalità opponendole il valore religioso della gioia, del riso.



Caravaggio, Maddalena addolorata



Tuttavia la malinconia è un modo d’essere proprio della modernità e, senza dubbio, questa categoria è ben espressa sia da Baudelaire nella sua raccolta poetica “Les fleurs du mal” sia nell’ “Educazione sentimentale” di Flaubert e in numerosi altri capolavori, nei quali è stata ben rappresentata e analizzata la malinconia della vita, argomento sviluppato non solo lettarariamente, ma anche in forma pittorica e musicale.

Le opere esposte in mostra sono oltre 200; ci sono lavori su tavola, tele di grandi dimensioni, ma anche una sanguigna di Michelangelo “Volto virile”, studio preparatorio per un personaggio della Sistina.

La rassegna è suddivisa in sei sezioni che coprono un ampio arco di tempo, dal 1400 ai nostri giorni: è un percorso che affascina il visitatore perché le opere esposte sono raggruppate per temi, per limiti cronologici e per analogia o dialettica. I nomi sono quelli degli artisti più significativi: si parte con Botticelli e la sua “Giuditta”, si prosegue con Durer e il suo angelo melanconioso, circondato da diversi simboli, tra i quali la clessidra, i solidi geometrici e un quadrato magico. Ecco Giorgione, il Moretto con il “Ritratto di Federico Martinengo”. La riflessione sulla malinconia è come un’onda lunga che attraversa tutti i secoli passati per giungere a Modigliani, Chagall, Brancusi e tanti altri Maestri famosi, senza trascurare l’espressione artistica proveniente dal disagio e dalla sofferenza psichica, come le oper del veronese Zinelli e dello svizzero Wolfli.



Omar Galliani, Grande disegno italiano


La mostra è visitabile fino al 29 Luglio 2007

www.settimosplendore.it


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