A cura di Rosa Roselli

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FELICE CASORATI. DIPINGERE IL SILENZIO


(Ravenna, MAR, Museo d’arte della Città)



F. Casorati, L’atelier dell’artista


“Nei momenti più disperati della mia vita d’artista,
io ho potuto riconciliarmi con la pittura,
dipingendo umilmente una scodella, un uovo, una pera”.

Felice Casorati (Novara 1883 – Torino 1963), laureato in legge, si interessa di musica e di pittura; frequenta lo studio del pittore Giovanni Vianello, suo primo maestro. Nel 1907 esegue un primo dipinto: “Ritratto della sorella”, cui seguono altri quadri, prodotti prima nel soggiorno napoletano e poi veronese. Dopo la fine della prima guerra mondiale Felice riprende a dipingere e si stabilisce con la madre a Torino, dove realizza le sue opere più famose.Nel 1923 espone alla Quadriennale di Torino ed è la sua prima personale, poi nel 1924 è alla Biennale di Venezia. Casorati manifesta nella sua attività pittorica un profondo sentimento drammatico della vita, sostenuto da un’accorta analisi psicologica che attribuisce una certa inquietudine alle sue opere. L’artista tende ad eliminare ogni realistica oggettività dai suoi lavori, forse su influsso del secessionista Klimt, che lo conduce a trascendere la realtà. A partire dal 1920 Casorati abbandona quel suo modo di dipingere, tendenzialmente allegorico, a favore di studi volumetrici che lo portano ad una suggestività scenica dello spazio, stimolandolo a ricerche prospettiche dall’alto, tipiche delle nature morte e dei suoi paesaggi. C’è quindi nel Maestro un interesse per la terza dimensione che si fa ben evidente nelle figure femminili, plasmate in modo raffinato e solenne, immerse in un’atmosfera astratta. I corpi non hanno peso e Casorati ama ritrarre i nudi femminili nella  pienezza tonale.

“Adoro le forme statiche: e poiché la mia pittura nasce, per così dire, dall’interno, e mai trova origine dalla mutevole impressione, è ben naturale che queste forme statiche e non le mobili immagini delle passioni si trovino nelle mie opere” (Casorati, 1931).



F. Casorati, I cittadini, Boston, Museum of Fine Arts, 1930


Il Nostro ama il “muto linguaggio” delle persone e delle cose più semplici; fondamentale nella sua attività è la riflessione sulla solitudine della persona e di tutto quello che la rappresenta.

E’ proprio su queste sue convinzioni che si struttura la mostra ravennate. Essa apre con il “Ritratto della sorella Elena” (1907) e con il gruppo delle opere giovanili che si concludono nel 1918 in seguito al suicidio del padre. Da quel momento la produzione di Casorati si volge alla rappresentazione degli uomini come maschere, pirandellianamente, (“Tiro al bersaglio”, 1919), mentre ne “Le due sorelle” e ne “La donna e l’armatura” (1921), grandi tempere, l’artista esprime un dolore luttuoso, spettrale. Nel 1919- 1920 Felice realizza due grandi opere: “Scodelle” e “Uova sul cassettone” che rivelano il suo purismo strutturale. 

“Le uova sul cassettone” è un dipinto importante, perché è un dialogo tra colore e ombra, tra luce e spazio. E’ un capolavoro di equilibrio di piani e di sfumature.

Ci sono poi, in mostra, le nature morte a testimoniare l’opposizione del pittore al fascino seduttivo delle decorazioni; le ragazzine sono ritratte con sensualità…il tutto sempre dominato dal senso del mistero, dalla sensazione di vuoto. Anche le opere realizzate tra il 1930 e il 1940 sono rivelatrici di quell’inquietudine che ha angosciato Casorati durante la sua vita.



F. Casorati, Le uova sul cassettone, 1920


La mostra è visitabile fino al 15 Luglio 2007

www.museocitta.ra.it


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