A cura di Rosa Roselli

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TIZIANO. L’ULTIMO ATTO   

(Belluno, Palazzo Crepadona)

(Pieve di Cadore, Palazzo Magnifica Comunita’ Cadore)




Tiziano, Ritratto di donna e figlioletta


Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 ca – Venezia 1576) è mandato a Venezia dalla famiglia ad iniziare la sua educazione artistica presso il Giambellino. Tiziano, però, non ha mai dimenticato la sua terra di origine, il Cadore al punto che spesso firmava le sue opere come “Tiziano de Cadore”.

A Venezia che , nel XVI secolo, era la terza città d’Europa per popolazione, era la capitale di uno Stato potente ed era il trait d’union con l’Oriente, Tiziano si ambienta immediatamente perché la Serenissima era attenta alla sua celebrazione mediante l’attività artistica, assai fiorente in quegli anni. Tiziano, dotato di grinta e di grande abilità pittorica, diventa un Maestro di primaria importanza e la sua arte è ammirata e ricercata in tutta Europa.

Attento allo sviluppo del gusto, l’artista è sempre pronto a sperimentare le novità, senza per questo soffocare la sua genialità. Allievo anche di Giorgione, con il quale condivide il tonalismo e il mondo poetico, viene a contatto con Durer, che era stato in quegli anni a Venezia, e dall’incisore tedesco il Nostro accoglie la lezione realistica. Nel 1515 emerge dalla pittura di Tiziano una prorompente vitalità sia nei lavori a carattere profano sia in quelli di genere sacro fino all’ “Assunta” dei Frari a Venezia, che suscitò scandalo per l’audacia della composizione. Nel frattempo si rivela ritrattista eccezionale, con lo schema del ritratto a mezza figura, con le mani visibili, il che gli permette di portare su un piano ideale la sublimazione della verità psicologica. Le opere successive, eseguite per le corti di Mantova, Ferrara ed Urbino, mostrano un perfetto equilibrio tonale, per cui il colore diventa più sfumato nei contorni (Venere degli Uffizi), mentre nuova è la sensualità nella resa del nudo. Con l’avvento del Manierismo (dopo il1540) Tiziano mette in ombra la forza espressiva del colore a vantaggio di un disegno chiaroscurato, dalla violenza plastica. L’opera più significativa di questo periodo è il “Cristo coronato di spine” (1543) per Santa Maria della Grazie di Milano, oggi al Louvre.



Tiziano, Ritratto di donna davanti a paesaggio con arcobaleno



Con l’età matura Tiziano abbandona definitivamente la concezione spaziale bilanciata e il suo cromatismo esasperato per un’interpretazione più dinamica del Manierismo, pur rimanendo sensibile ai giochi di luce, usando una tavolozza in accordo con la sua visione pessimistica della vita. Il successo è notevole anche nella piena maturità al punto da ricevere onori per meriti artistici. E’ in questa fase della sua vita, a circa 80 anni, che Tiziano riallaccia i rapporti con il natio Cadore, essendo ormai scomparsi l’amico Pietro Aretino, il fratello Francesco e l’imperatore Carlo V al quale era legato da rapporti di stima e di riconoscenza. Tiziano, gravato dal peso della solitudine, vuole “mettere ordine alle cose di casa” ed è proprio a questo momento del percorso umano e artistico cui la mostra di Belluno guarda, non solo per far conoscere l’artista nel suo ambiente naturale, ma anche per indagare sui rapporti che legavano il pittore alla sua bottega. Tiziano infatti non agiva da solo, ma per fronteggiare le numerosissime commissioni si appoggiava al figlio Orazio, al nipote Marco, a Valerio Zuccato e al tedesco Emanuel Amberger. “La bottega era la…longa manus del Maestro, una vera e propria officina di immagini…Allievi-apprendisti, aiuti, specialisti esterni ruotanti intorno al pittore…Anche se l’ultima pennellata, il tocco finale erano suoi…” (Dal Bozzolo)

In mostra sono esposte più di cento opere tra dipinti, disegni, lettere, documenti d’epoca. Si possono apprezzare ed ammirare lavori inediti o quasi mai esposti al pubblico come la “Mater Dolorosa” o Madonna Malloy, a lungo proprietà del vescovo di Brooklyn; la tela “Venere e Adone” proveniente dalla Svizzera o l’ “Autoritratto di profilo”, un piccolo gesso nero su carta avorio. Infine è godibile l’ “Ultima Cena” dei Duchi d’Alba (Madrid), opera che per la prima volta lascia la Spagna , quasi una sfida al Cenacolo di Leonardo, che Tiziano visitò durante il suo soggiorno milanese nel 1548-1549.

Molto singolare è poi l’allestimento di Mario Botta che invita a ripercorrere i luoghi del Cadore cari al nostro artista per provare concretamente le emozioni che le suggestive immagini tizianesche suscitano nell’animo del visitatore.



Tiziano, Perseo ed Andromeda


La mostra è visitabile fino al 6 Gennaio 2008



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