A cura di Rosa Roselli

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PAUL GAUGUIN.
ARTISTA DI MITO
E DI SOGNO

(Roma, Complesso del Vittoriano)



P. Gauguin, Ritratto di Mette Gauguin, 1875


Paul Gauguin (Parigi 1848 – Isole Marchesi 1903) trascorre i suoi primi anni di vita a Lima, in Perù. Ritornato in Francia, frequenta le scuole a Orléans e poi a Parigi. Nel 1865 entra in marina come cadetto. Nel 1871 è di nuovo a Parigi e qui ottiene un impiego presso un’agenzia di cambio, mentre inizia a dedicarsi, nel tempo libero, alla pittura. Nel frattempo sposa Mette, figlia di un diplomatico danese, e ha cinque figli. Nel 1882 il crollo della Borsa di Parigi lascia Gauguin in gravi difficoltà economiche. Perso infatti il lavoro e non potendo più garantire una vita agiata alla famiglia, si reca in Danimarca dai suoceri, ma il suo desiderio di riscatto sociale non trova soddisfazione. “Ho esaurito ogni risorsa di coraggio. Solo la pittura mi trattiene dall’impiccarmi” scrive l’artista all’amico Pissarro. Inizia così a vagabondare, obbedendo a quell’istinto che non lo abbandonerà più. Nel 1885 è a Pont-Aven, nel 1887 a Panamà e nella Martinica. Ritorna nel 1888 a Pont-Aven, poi si reca ad Arles, dove rompe l’amicizia con Vincent Van Gogh. Nel 1891 Gauguin salpa alla volta di Tahiti per “immergermi nella natura vergine, non vedere nessuno se non selvaggi, vivere la loro vita, con nessun altro pensiero in mente se non quello di esprimere, come farebbe un bambino, i concetti che prendono forma nel mio pensiero, e farlo con nessun altro mezzo se non quelli artistici primitivi, i soli giusti e veri”. Il suo bisogno di regressione e la sua attrazione per l’arte tribale preannunciano l’insofferenza verso le convenzioni e i canoni “civilizzati” di bellezza e decoro.


P. Gauguin, Cascina de la Groue a Osny, 1883


Il desiderio che lo porta a ricercare in terre lontane un mitico Eden ben risponde al clima culturale europeo dell’epoca, volto a celebrare un esotismo colto ed eclettico più che un vero e proprio ritorno alle origini. Gauguin è certamente influenzato dal primitivismo ossia da quell’arte del XX secolo tesa alla riscoperta di immagini “fuori dal tempo”, perché i “primitivi” vivevano in un mondo incantato. La produzione pittorica di Gauguin è sicuramente diseguale, ma ha le sue fondamenta sulla ricchezza figurativa e su inedite soluzioni formali (rottura dei piani, immagini disarticolate…), che preludono allo sviluppo del Simbolismo e dell’Espressionismo e prefigurano l’estetica del collage.

L’esposizione romana presenta circa 150 pezzi tra oli, disegni, sculture e ceramiche. L’aspetto interessante è che sono presenti trenta opere della Fondazione del miliardario californiano Kelton, grande cultore di Gauguin.


P. Gauguin, La creazione dell’universo, 1894, xilografia

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