A cura di Rosa Roselli

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PITTURA ITALIANA NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO PUSHKIN DAL CINQUECENTO AL NOVECENTO.

(Verona, Palazzo della Ragione)



Giulio Romano, Dama davanti allo specchio

Il Museo Pushkin, fondato da Ivan Vladimirovic Cvetaev ed inizialmente intitolato allo zar Alessandro III, ha assunto l’attuale denominazione nel 1937, a ricordo del celebre poeta morto cent’anni prima in un duello fatale.

Faticosa è stata l’elaborazione pratica di questo Museo, concretizzatasi però nel 1898 grazie alla generosità dell’imprenditore Nechayev-Maltsov, il quale non solo donò due milioni di rubli per il Museo, ma si adoperò presso gli ambienti governativi per realizzare il progetto del professor Cvetaev. Inizialmente il professore pensava al museo come centro d’insegnamento universitario, per cui ci fu un’imponente raccolta di calchi in gesso dell’antichità, che ancora oggi suscita stupore e meraviglia. Tuttavia fu subito evidente che la raccolta era sì di notevole ricaduta educativa, ma fu altrettanto palese che solo la diretta visione delle opere originali poteva far percepire la vera essenza dell’arte poetica. Nel 1909 venne incamerata la raccolta egizia dell’orientalista Golenischev e, circa nello stesso anno, giunse a Mosca anche un nucleo di dipinti italiani (XII – XIV secolo) donati al Museo dal console russo a Trieste Michail Schekin.


B. Bellotto, Veduta di Pirna con la fortezza di Sonnenstein, 1755


La rivoluzione d’Ottobre (1917) portò ad una ridistribuzione del patrimonio artistico, per cui nel 1924 si aggiunsero opere del Fondo Museale di Stato, dove si erano affastellati i dipinti di collezioni private di Mosca e delle residenze di campagna. In quell’anno poi si aggiunsero le raccolte, nazionalizzate, dei nobili di San Pietroburgo. Tra le tele più importanti si ricordano quella di Bellotto con la veduta di Pirna; la piccola Minerva di PaoloVeronese; le opere di Paris Bordon, Pietro da Cortona, Sebastiano Ricci, Giovanbattista e Giandomenico Tiepolo.

Famosa per la presenza di opere italiane fu anche la collezione del conte Strogana che possedeva la “Sacra Famiglia con san Giovannino” del Bronzino. I quadri di pittori italiani erano l’orgoglio delle collezioni private moscovite del XIX secolo. In età sovietica, Benediktov possedeva un’ampia e variata testimonianza di lavori italiani, esposti a Verona, come “Betsabea al bagno” di Amigoni; “La morte di Sofonisba” di Francesco Cairo; coppie di vedute di Canaletto…


B. Strozzi, Vecchia civetta

Nel dopoguerra molte opere vennero acquistate da privati, mediante la Commissione acquisizioni del Ministero della Cultura russo. I quadri erano comperati solo al mercato interno, soprattutto a Mosca e a Leningrado, poiché c’erano ancora dei collezionisti che riuscivano a soddisfare la loro passione artistica. Tra questi si ricorda Visnevskji, fondatore del Museo di Tropinin e mecenate di pittori moscoviti del suo tempo. Nella sua raccolta di pittura russa e occidentale c’erano molti quadri di antichi Maestri italiani (Trevisiani, Morte di Cleopatra; Cristoforo Munari, Tavolino da segretario).

Verso la fine degli Anni Sessanta la sezione di pittura italiana del Museo ha avuto un sensibile incremento di oltre 150 opere. I nuovi acquisti riguardano prevalentemente opere collocabili tra il XVII e il XVIII secolo, con lavori di Guido Reni (“ La Veronica ”), Sebastiano Mazzoni, Jacopo Vignali, Michele Marieschi…


A. Funi, Rebecca al pozzo, 1924


L’ultima sezione della mostra presenta opere del XIX e XX secolo, tra cui una serie di dipinti di grande valore, ceduti dal Museo Statale di Arte Occidentale Moderna chiuso nel 1948 per ordine di Stalin. Parte delle raccolte di codesto Museo Statale fu portata all’Ermitage, parte al Museo Pushkin. Grazie all’intensa attività espositiva di quest’ultimo Museo, che pratica scambi di opere d’arte con artisti di altri Paesi, furono acquistati il quadro “Donne romane” di De Chirico, “Testa” di Severini e poi opere di Casorati e di Funi. Un recente acquisto è la “Grande Torre” (1921) di De Chirico.


G. De Chirico, Donne romane, 1926


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