ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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L’AMORE, L’ARTE
E LA GRAZIA
RAFFAELLO

LA MADONNA DEL CARDELLINO RESTAURATA




(Firenze, Palazzo Medici Riccardi)




 Raffaello, La gravida, Palazzo Medici Riccardi


Nel 1504 Raffaello lascia Perugia per Firenze e per gli amici fiorentini l’artista dipinse tre tavole, improntate alla religiosità domestica, per le loro dimore. Una di queste è la “Madonna del Cardellino” che, dopo un lungo e delicato restauro, ritorna ad essere visibile.
Giorgio Vasari nelle sue “Vite” scrive che Raffaello produsse quest’opera nel 1506 su commissione di Lorenzo Nasi, un ricco mecenate fiorentino, per le sue nozze con Sandra Canigiani. Nella rappresentazione sacra ci sono tutti i riferimenti teologici che richiamano alla meditazione, mentre le innovazioni prodotte dai maestri fiorentini, pur essendo accolte, sono sintetizzate nella soavità che è l’elemento originale elaborato da Raffaello. Il dipinto rimane in casa Nasi come oggetto di “grandissima venerazione” (Vasari) fino al 17 Novembre 1547, quando le piogge, per l’eccessiva abbondanza, gonfiarono il terreno al punto tale che il palazzo crollò. Battista, figlio di Lorenzo, recuperò la tavola, la fece risistemare e colmare nelle lacune.
L’iconografia della Madonna col Bambino è antichissima e utilizzata nelle diverse culture, sempre con valore religioso. Un esempio può essere la dea Iside con il figlio Horus. Questa rappresentazione egizia è passata nel mondo cristiano occidentale attraverso la mediazione dell’Oriente bizantino. La Chiesa cristiana, dopo il 431, favorì la divulgazione dell’immagine della Madonna col Bambino per dare peso alla condanna dell’eresia nestoriana (Concilio di Efeso) per la quale la Vergine non poteva essere detta “madre di Dio”, bensì solo “madre di Gesù” perché non aveva generato un Dio, ma solo il corpo in cui Dio poi prese dimora. Da quel momento a tutto il Medioevo ci fu quindi una grande produzione pittorica della “Madonna col Bambino”, talvolta anche con l’iscrizione “Maria Mater Dei” o “Sancta Dei Genitrix”.
Numerosissime e varie sono le raffigurazioni: c’è la Madonna del latte; la Madonna orante col Bambino appoggiato su un lembo del manto; la Madonna leggente col Bambino con in mano il libro della Sapienza; la Madonna del roseto, seduta in un giardino di rose che simboleggiano la verginità di Maria; la Madonna col Bambino in trono, in cui Maria è la personificazione della Chiesa, simbologia di provenienza bizantina, e poi altri esempi si possono vedere nei mosaici di Ravenna.



G. Bellini, Madonna con pera


L’immagine ricompare con vigore dopo la riforma protestante (XV-XVI sec.) e la condanna di Lutero per contrastare il protestantesimo che ridimensiona il culto della Vergine e dei Santi. In questo periodo significativi sono i lavori di Raffaello e Giovanni Bellini. L’Urbinate raffigura le sue Madonne secondo ideali di grazia e di bellezza trascendenti però il valore umano; Bellini invece ripropone nei tratti delle sue Vergini il volto dall’aria dolce e domestica della moglie. Nel Rinascimento l’iconografia della Madonna perde la solennità statica ed ieratica propria del mondo orientale a favore di un rapporto affettuoso, fatto di sguardi e di gioco di mani. La figura più amata è quella della “Madonna dell’Umiltà” e della “Mater amabilis” che presenta alcune varianti con l’inserimento di elementi simbolici, come la mela, frutto del Bene e del Male, che, se tenuta in mano dal Bambino, allude alla redenzione dal peccato originale. L’uva è simbolo del vino eucaristico, quindi del sangue del Cristo redentore. Così le spighe sono il pane eucaristico, quindi del corpo di Cristo. La ciliegia, frutto del Paradiso, è simbolo del cielo e la melagrana della Resurrezione. La noce ha invece una complessa simbologia per cui il mallo sta per la carne di Cristo, il guscio allude alla Croce e il gheriglio alla natura divina di Cristo.
Nella pittura cristiana c’è poi il simbolo dell’uccello che sta ad indicare l’anima che vola via dalla morte del corpo. Sovente è il cardellino non solo per il suo piumaggio colorato, ma anche per la macchia rossa sul capo che, secondo la leggenda, sarebbe una goccia del sangue di Cristo, che avrebbe macchiato il cardellino, mentre volava sulla testa coronata di spine di Gesù che saliva al Calvario




Raffaello, Madonna del Cardellino


La mostra è visitabile fino al 1 Marzo 2009.


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