ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

Tutti i diritti riservati


FUTURISMO 1909 – 2009
VELOCITÀ+ARTE+AZIONE



(Milano, Palazzo Reale)




 Gino Severini, La danzatrice, 1915


Il 20 febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica a Parigi su “Le Figaro” il “Manifesto del Futurismo”, movimento d’avanguardia che rompe gli schemi della tradizionale produzione artistica e letteraria per celebrare il nuovo ossia il movimento, la velocità. Nel “Manifesto” Marinetti prende posizione contro quella che definisce “l’immobilità penosa, l’estasi e il sonno” della cultura italiana a favore dell’ “insonnia febbrile”. In tal modo le principali avanguardie  letterarie, teatrali e artistiche prendono impulso dal Futurismo italiano, la cui volontà di dissacrazione dell’arte, la provocazione nei confronti del pubblico e la ricerca di una totale fusione tra esperienza artistica e vita vissuta fanno del Futurismo della prima ora ossia quello dell’entusiasmo, della rivolta e dell’agonismo un centro di idee vivo, agitato e contraddittorio.




Prampolini, Paesaggio dinamico, 1917


In campo pittorico gli artisti futuristi nel loro “Manifesto” si dichiarano sensibili “alla frenetica attività delle grandi capitali, alla psicologia nuovissima del nottambulismo, alle figure febbrili del viveur, della cocotte, dell’apache (ossia dell’uomo mondano) e dell’alcolizzato”. Il secondo “Manifesto”, redatto da Boccioni, teorizza il dinamismo: “tutto si muove, tutto corre, tutto volge al rapido”. Da queste premesse nasce un’arte spontanea e rinnovata. I pittori futuristi espongono prima a Milano, poi a Parigi dove entrano in contatto con Apollinaire, Picasso e il Cubismo. I pittori futuristi, presi dal vitalismo bergsonniano e dal superomismo nietzchiano, ideologizzano il gesto e la parola, elaborano il loro linguaggio collegandosi allo sviluppo industriale, al mito della velocità e rifacendosi al principio della scomposizione del colore e della forma, derivati dal postimpressionismo divisionista. Il rapporto col movimento cubista è essenziale alla definizione plastica e teorica dello spazio dinamico futurista che si affermò per la novità d’impostazione e per l’autonomia di proposte in Carrà, Boccioni, Severini e Balla. La pittura futurista si diffonde ovunque, dalla Germania a Londra agli Stati Uniti. L’11 Aprile 1912 Boccioni pubblica “La scultura futurista”, testo in cui teorizza l’arte plastica costruita “in modo che il blocco scultorio abbia in sé gli elementi architettonici dell’ambiente scultorio in cui vive il soggetto”. Nel 1912, inoltre, Marinetti pubblica il “Manifesto tecnico della letteratura futurista” nel quale celebra il principio delle “parole in libertà” con i verbi all’infinito, la punteggiatura abolita, il predominio delle analogie ed espedienti grafici abbastanza bizzarri.




Russolo, Il duomo, 1929


Il primo Futurismo si deve considerare concluso già nel 1916, quando i pittori avvertirono i primi sintomi della crisi sociale e politica che nasceva dalla prima guerra mondiale, per cui l’attività del gruppo si sciolse e cambiò anche il senso della ricerca. Dopo il conflitto si formò ad opera di Marinetti, Balla e Depero un secondo Futurismo che, però, non riuscì a ricostituire quell’unità creativa e quella forza di rinnovamento che avevano caratterizzato il gruppo primtivo.
La mostra di Palazzo Reale è ricca di 400 opere tra dipinti, disegni, manifesti e documenti; ricostruisce le origini del movimento a partire dall’Ottocento e dalle esperienze artistiche di Alberto Martini, Previati, Medardo Rosso per giungere fino alla metà del 1950 con opere di Fontana, Burri e Schifano.





Balla, Velocità astratta, 1913


La mostra è visitabile fino al 7 Giugno 2009.

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