ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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SCAPIGLIATURA.
UN “PANDEMONIO”
PER CAMBIARE L’ARTE






(Milano, Palazzo Reale)




P. Troubetzkoy, Ragazza sul lago, 1889


Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
e l’Ideale che annega nel fango…
non irridere, fratello, al mio sussurro
se qualche volta piango:

giacchè più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacchè canto una misera canzone,
ma canto il vero!


(E. Praga, Preludio)


Il termine “scapigliatura”, proposto da Cletto Arrighi, anagramma di Carlo Rigetti, usato per indicare un gruppo di scrittori milanesi anticonformisti, è l’equivalente italiano della parola francese “bohème” che significa “zingari”, poiché nell’Ottocento si credeva che i nomadi provenissero dalla Boemia. Il loro modo irregolare di vivere, estraneo alle regole delle nazioni europee, aveva sempre provocato atteggiamenti di repulsione – attrazione. A metà Ottocento, a Parigi, quegli artisti che disprezzavano la società basata sul mercato e sulla produttività si definirono “bohèmien” ossia zingari. Per protesta costoro vivevano in modo disordinato, rifiutando i valori e le convenzioni della società borghese. Nacque così il mito dell’artista povero che vive liberamente tra amore e culto dell’arte. A Milano, nella seconda metà dell’Ottocento, un gruppo, formato da artisti e da poeti, crea il movimento detto “Scapigliatura”, termine ripreso dal romanzo “ La Scapigliatura e il 6 febbraio” (1862) di Cletto Arrighi, per esprimere l’insofferenza e il rifiuto della tradizione letteraria e artistica italiana con atteggiamenti ribelli e antiborghesi e per celebrare il mito di una vita “maledetta”, nato dal radicale rifiuto delle norme etiche. I loro temi sono quindi l’esplorazione dell’irrazionale e del fantastico e i loro modelli sono Poe, Baudelaire, Hoffmann.



F. Faruffini, In chiesa, 1861 (particolare)


La Scapigliatura è un momento importante nella nostra storia artistico-letteraria perché la cultura italiana, a contatto con la produzione europea, si sprovincializza, respira e assimila nuove idee e innesta quel processo che porterà alla elaborazione del movimento d’avanguardia del primo Novecento: il Futurismo. Questo è reso possibile proprio dalla Scapigliatura che, contestando la tradizione, ha aperto all’Italia la via del Decadentismo, del Futurismo e dell’Ermetismo. In quest’ottica si può dire che la Scapigliatura è stata un’avanguardia mancata, perché non ha sfruttato pienamente le sue potenzialità per mancanza di chiarezza, di coraggio, di profondità di pensiero, di elaborazione culturale. In campo artistico pittori e scultori si sono impegnati a rinnovare temi e tecniche artistiche, a creare un nuovo linguaggio come elemento di unione tra parola, immagine, suono. Tranquillo Cremona, Giuseppe Grandi, Emilio Praga e Giovanni Rovani danno vita alla Scapigliatura artistica come “vero pandemonio del secolo… serbatoio del disordine, dell’imprevidenza, dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini costituiti” (Cletto Arrighi). In tal modo il movimento scapigliato, in quest’ambito, risulta essere il precursore del Dadaismo e del Surrealismo.




V. Ripari, Gli amanti, 1882

Negli Anni Settanta dell’Ottocento la Scapigliatura si rafforza nel panorama artistico con forti e travolgenti personalità come: Ranzoni, Cremona e Grandi che sostituiscono le opere d’impianto tradizionale con  lavori che trovano la loro bellezza nella fluidità della materia e nelle dissolvenze cromatiche. La realtà è sempre più intima ed è resa con pennellate fuggenti e impalpabili, mentre la natura e il paesaggio riflettono le emozioni umane, la sofferenza dell’anima divisa tra bene e male, tra spiritualità e carnalità. Negli Anni Ottanta emerge lo splendore di una pittura volta a ricercare effetti pittorici e non plastici con Grandi, Ernesto Bàzzaro, Paolo Troubetzkoy e Medardo Rosso che dice: “Non c’è niente di materiale nello spazio!”. Numerosi artisti seguiranno la lezione scapigliata, come Gaetano Previati con la sua ricerca luministica, il suo simbolismo e le sue suggestioni oniriche.
La mostra presenta oltre 250 opere tra dipinti, sculture, acquarelli, incisioni, fotografie. Da vedere il quadro “Primo amore” di T. Cremona, proveniente dal Museo di Groeningen (Olanda), mai più visto in Italia dal 1903.



Cremona, Primo amore, 1872-74

L’esposizione, divisa in sezioni cronologiche, parte con “Gli anni ‘60”, quando si forma l’estetica scapigliata, con le opere del Piccio, di Faruffini e di Filippo Carcano. Segue “Gli anni 70. Il momento d’oro” con Ranzoni, Cremona e Grandi; quindi “Gli anni 80 con la scultura scapigliata” di Grandi, Bàzzaro, Troubetzkoy (allievo di Ranzoni), del primo Bistolfi e di Medardo Rosso.L’ultima sezione “Gli anni 90” evidenzia il conseguente accademismo del linguaggio scapigliato con Eugenio Pellini e Camillo Rapetti, e il defluire della Scapigliatura  nel divisionismo di Previati. Per meglio conoscere questa corrente culturale, presso la Biblioteca di via Senato (Milano), ne è trattato l’aspetto letterario. “ La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla Bohème alla Roma bizantina” è l’intitolazione della mostra che, per la prima volta, espone il Fondo di Angelo Sommaruga, di proprietà della sopra citata Biblioteca. Esso consta di lettere, cartoline, biglietti postali, tra cui alcuni inediti di Gabriele D’Annunzio e di Carducci, e poi volumi e riviste d’epoca. E’ inoltre presente una sezione dedicata alle caricature e ad alcune opere di artisti, tra i quali ricordiamo Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi.



T. Cremona, L’edera, 1878


La mostra è visitabile fino al 22 Novembre 2009.

La rubrica ritornerà a Settembre. A tutti buone vacanze!


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