ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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OTTO HOFMANN.
LA POETICA DEL BAUHAUS








(Genova, Palazzo Ducale)





O. Hofmann, Autoritratto

Otto Hofmann (Berlino 1907- 1996) è vissuto in un’epoca difficile, quando la storia si intrecciava costantemente con il percorso umano degli artisti. Allievo e protagonista del Bauhaus, Hofmann conosce ben presto il successo, ma la sua produzione suscita l’ostilità del nazismo che non solo censura le sue opere, ma anche gliele confisca. Durante la campagna di Russia viene mandato al fronte e viene fatto prigioniero. Alla fine del conflitto vive nella Germania dell’Est, da dove fugge negli Anni Cinquanta. Hofmann si stabilisce a Parigi, poi passa in Svizzera (Canton Ticino) e qui si dedica alla produzione pittorica, alla grafica e al design. Ritorna in Germania alla “caduta del muro di Berlino”, ritrova le sue opere che il nazismo aveva definito “arte degenerata”, ma che, in verità, sono grandi capolavori di astrattismo, ispirati al linguaggio di Kandinskij e Klee che l’artista ben conosceva, in quanto li aveva frequentati a Dessau, verso la fine degli anni Venti, quando lo stesso Hofmann insegnava al Bauhaus. Negli anni Settanta Hofmann si trasferisce in Italia, precisamente in Liguria, dove vivrà fino alla morte.



O. Hofmann, Composizione


Per il novantesimo anniversario della fondazione della Bauhaus, che è una scuola nata dall’unione tra arte, architettura e design, la città di Genova rende merito ad un grande artista, giudicato dalla critica internazionale come uno dei più interessanti artisti del secondo dopoguerra. La mostra consta di oltre 400 opere tra dipinti, disegni, fotografie, ceramiche, oggetti, lettere e documenti, riunite per la prima volta e, in parte, anche inedite. L’esposizione parte dal Bauhaus (abbreviazione di “Staatliches Bauhaus”, la scuola tedesca di arte e architettura, attiva tra il 1919 e il 1933. Essa nasce a Weimar per volontà di Walter Gropius ed ha lo scopo di sanare il divario tra arte e artigianato, basandosi sul linguaggio comune, determinato dalla pratica diretta del fare artistico e dallo studio preciso ed attento delle nuove tecnologie) e giunge agli ultimi lavori che si richiamano alla Riviera ligure, dove Hofmann ha lavorato e vissuto con la moglie. Nelle sue opere l’artista fa emergere sempre quella tensione etica che lo ha portato ad uno scontro aperto prima con il nazismo e, poi, con il regime della Germania orientale, fautore del realismo socialista e, quindi, poco incline ad apprezzare l’astrattismo.



O. Hofmann, Ohne Titel, acquerello, 1933

La mostra è visitabile fino al 14 Febbraio 2010


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