Rubrica
a cura di Attilio Mazza


DA DOVE NASCE IL MALE?



Edoardo Boncinelli, «Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza», Mondadori, 258 pagine, € 17,50

«Perché esiste il male, anzi il Male con l'iniziale maiuscola? Da dove deriva? E non c'è modo di scansarlo o di eliminarlo del tutto dal mondo?». A questi interrogativi cerca di rispondere Edoardo Boncinelli nel suo ultimo libro «Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza», edito da Mondadori. Boncinelli, docente di Filosofia dell'Università Vita-Salute di Milano, è membro dell’Accademia Europea e dell'Organizzazione europea per la biologia molecolare e è dedito allo studio della genetica e della biologia molecolare degli animali superiori e dell'uomo. Dal 1991 si è poi rivolto allo studio del cervello e della corteccia cerebrale, individuando altre due famiglie genetiche. E’ infine autore di numerosi libri fra cui «Le Forme della Vita» e «Il cervello, la mente e l'anima».

Boncinelli è quindi un personaggio perfettamente in grado di aiutarci a riflettere su domande che prima o poi ciascuno di noi si pone, trovandosi al cospetto, di volta in volta, del dolore, della malattia, della morte, della miseria, materiale o morale, dell'ingiustizia o semplicemente del male di vivere. Di tutto ciò, insomma, che di negativo e di spiacevole s’insinua in mille forme nella nostra vita.

Ed ecco quindi l’interrogativo essenziale: ma che cos'è il Male? Boncinelli osserva: «non mi è mai capitato di leggere qualcosa che mettesse a fuoco in modo soddisfacente l'idea di Male né, tanto meno, di Bene, due di quelle tremende parole con l'iniziale maiuscola dietro le quali spesso non c'è che una congerie di affermazioni fruste, espresse con termini che col tempo hanno perso ogni significato. Mentre riflettevo su tale questione, mi sono imbattuto nella seguente frase di Carl Gustav Jung: “Devo confessare che mi trovo sempre in difficoltà quando parlo di questo tema [il male] con filosofi e teologi. Mi sembra che essi non parlino dell'oggetto, della cosa, ma soltanto delle parole, dei concetti che significano la cosa stessa o la indicano. Ci lasciamo così facilmente abbagliare dalle parole; sostituiamo parole all'intera realtà!”».

La riflessione rende particolarmente bene la sensazione che Boncinelli prova leggendo libri e trattati sull'argomento. Ha quindi deciso di affrontare di petto il problema, ovviamente in maniera personale, cercando per esempio di tenere conto di quanto si è appreso, o si è creduto di apprendere, in tempi recenti sulla natura del mondo animato e inanimato e sulla psicologia di noi esseri umani. «Molte di queste nuove acquisizioni – scrive – permettono d’inquadrare certi aspetti del fenomeno “male” da un punto di vista un po' diverso. Così il dolore fisico, la malattia e la morte acquistano un significato più preciso sulla base delle accresciute conoscenze biologiche, mentre molti problemi che si presentano nella vita di relazione possono essere visti sotto nuova luce, se proiettati contro lo sfondo delle scienze del comportamento, dei singoli e dei gruppi, e della sociologia. Lo stesso giudizio su che cosa è male e che cosa è bene può essere inoltre impostato su basi leggermente diverse, avendo la possibilità di confrontare la nostra condotta con quella di alcuni animali. Il discorso non potrà quindi, e non vorrà, non tenere conto di tutte queste novità, che riguardano fatti e punti di vista, persuaso come sono che un'impostazione scientifica permetta un inquadramento più aperto dei problemi e che ci offra una visuale più ampia, che prescinda in sostanza da quanto è successo in questa o quella regione geografica, in questa o quella epoca storica, anche se la lezione della storia non può ovviamente essere ignorata».

A chiarimento dell’estrema consapevolezza della complessità del tema, aggiunge: «Dato l'argomento, non posso garantire che tutto quello che esporrò avrà una base rigorosamente scientifica, ma cercherò di non fare affermazioni che siano in qualche modo in contrasto con quelle che sono le attuali conoscenze nelle varie discipline. Sento anche il bisogno di chiarire preliminarmente che non sempre comprendere e spiegare vogliono dire giustificare. Tutt'altro. Confondere i due piani significa precludersi l'una cosa e l'altra: capire appartiene al mondo dell'intelligenza e della ragione; giustificare al mondo dei sentimenti e delle valutazioni etiche, personali o pubbliche che siano, e socio-politiche».

Infine Boncinelli affronta l’arduo tema del male calato nel mondo, «senza concedere troppo a una visione accademica del problema, anche se è impossibile non farvi riferimento». Tutto in una prospettiva integralmente umana, «con l'uomo al centro di tutto, con i suoi lati positivi e i suoi lati negativi». Una riflessione, dunque, che non verte tanto sulla domanda: perché esiste il male? quanto su quella più limitata e realistica: esiste il male? E se esiste, che cos'è realmente?

La risposta potrebbe essere che il male «radicale», autenticamente irriducibile, è dentro di noi, nelle contraddizioni che animano il nostro essere, nella nostra imperfezione. Che è, però, anche la nostra grande ricchezza.