Rubrica
a cura di Attilio Mazza


ALLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO



Zosimo, «Storia nuova», a cura di Fabrizio Conca, testo greco a fronte, Collana classici greci e latini Bur-Rizzoli, 654 pagine, € 16,00


Su Zosimo le notizie sono scarse: alto funzionario dell'impero romano d'Oriente, visse tra il V e il VI secolo ma ignoti restano luogo e data di nascita e di morte. Pagano e ostile al cristianesimo trionfante, Zosimo individua la ragione del crollo dell’impero nell'abbandono dei culti e delle tradizioni che avevano reso grande Roma. Tra le molte storie scritte da coloro che di quegli avvenimenti furono testimoni oculari e assistettero alla fine di un mondo, un particolare interesse suscita la sua «Storia nuova», ora pubblicata con testo greco a fronte nella collana Bur di Rizzoli a cura di Fabrizio Conca, docente di Letteratura greca e Filologia bizantina presso l'Università degli Studi di Milano e specialista del periodo tardoantico.

Sulle cause della fine dell'impero romano sorse già nell’antichità un acceso dibattito che non ha tuttora trovato una soluzione condivisa da tutti gli studiosi. La tesi di Zosimo è quanto meno singolare. Tuttavia la sua fede pagana consente di cogliere alcune contraddizioni nell’affermazione della nuova religione, il Cristianesimo. Zosimo, infatti, descrive ampiamente le efferatezze con cui Costantino giunse al potere. Vale a dire mette a fuoco la figura dell’imperatore che pose la pietra di base alle fondamenta della Chiesa detta universale. Nel suo racconto non fa cenno delle visioni avute da Costantino prima della battaglia al Ponte Milvio presso Roma. Grazie a tale vittoria divenne imperatore anche della parte orientale.

Si tramanda che l’esercito di Costantino fosse meno consistente di quello del contendente Massenzio. Ma si vuole abbia vinto grazie a una visione. Durante la marcia di avvicinamento al campo di battaglia, Costantino avrebbe visto una croce di luce sopra il sole. Cristo gli avrebbe poi raccomandato in sogno di scegliere la croce per insegna del suo esercito. L’incertezza che ciò sia vero deriva dalla stessa discordanza dei documenti: Eusebio, nella Vita Constantini, scrisse che avrebbe avuto in Gallia la visione della croce con il motto “In hoc signo vinces”, e successivamente il sogno; Lattanzio, apologista cristiano al quale Costantino aveva affidato l’educazione del primogenito Crispo, testimoniò, due anni dopo, che il presunto prodigio sarebbe avvenuto nel 312, alla vigilia della battaglia presso Roma, al Ponte Milvio. Una leggenda? Forse per questo Zosimo non ne fa cenno nella sua storia. Come non ricorda l’editto di Milano del 313 che legalizzò il Cristianesimo.