Rubrica
a cura di Attilio Mazza


L'AMORE UNICA CONOSCENZA

CHE CI AVVICINA ALLA DIVINITÀ



«Trattati d’amore cristiani del secolo XII», a cura di Francesco Zambon, Fondazione Valla-Mondadori, testo originale a fronte, 318 pagine, € 27,00


Francesco Zambon, docente di Filologia romanza all’Università di Trento e autore di numerose pubblicazioni sulla letteratura, ha curato per la Fondazione Valla-Mondadori il volume «Trattati d’amore cristiani del secolo XII». L’elemento caratteristico di tali testi è l’esaltazione di Dio-Amore. I religiosi dell’epoca sono, infatti, affascinati dalle teorie sull'amore mistico ed elaborano, impiegando un linguaggio appassionato, immagini meravigliose. Se Dio è, come proclama Giovanni, carità, cioè amore, l'uomo, che è fatto a sua immagine e somiglianza, è dominato da quel sentimento e al suo Creatore deve rivolgerlo. Dall'«abisso della dissomiglianza» l'«anima curva» si «converte» tendendo a lui la propria volontà. La ragione «può vedere Dio soltanto in ciò che egli non è; l'amore invece accetta di riposarsi in ciò che egli è»: l'amore è l'unica conoscenza che si avvicini alla divinità, il vero «intelletto».

La stessa teologia negativa viene superata. Attraverso quattro «gradi» di carità, o tre «visite», tre «sabati», l'uomo progredisce verso l'«unità dello spirito», l'«eccesso della mente», l'«abbraccio»: l'unione con Dio. È il momento che Dante celebrerà al termine del Paradiso, quando l'«amor che move il sole e l'altre stelle» volge la sua volontà e il suo desiderio «sì come rota ch'igualmente è mossa».

Il volume propone le opere di Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Clairvaux, due amici che, combattendo il razionalismo di Abelardo, hanno costruito una teologia dell'amore la quale influenza anche alcuni trovatori.

Guglielmo, contemplando «ogni angolo ed estremità» della propria coscienza, guarda al Volto ed esclama: «O volto, o volto! Quanto beato il volto che, vedendoti, merita di essere trasformato da te».

Per Bernardo, provare l'amore vuol dire essere «deificati», e al culmine dell'esperienza mistica, che si raggiunge soltanto nella condizione celeste, ogni sentimento umano si dissolve e si riversa nel fondo della volontà di Dio: «come una minuscola goccia d'acqua versata in una grande quantità di vino sembra perdervisi completamente; come il ferro messo nel fuoco diventa incandescente e, spogliatosi della forma originaria, si confonde quasi con il fuoco; come l'aria inondata dalla luce del sole si trasforma nel fulgore del suo lume».

Il secondo dei due volumi, di prossima pubblicazione per iniziativa della Fondazione Valla, sarà dedicato ad altri trattati d'amore cristiani del XII secolo, con testi di Aelredo di Rievaulx, Ivo e Riccardo di San Vittore.