ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
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LE “VOCI” CHE SEGNARONO LA STORIA DI FRANCIA



Gerd Krumeich, «Giovanna d’Arco», Il Mulino, 136 pagine, € 12,00


Gerd Krumeich, docente di Storia moderna all’Università di Dusseldorf, autore dell’agile saggio «Giovanna d’Arco», pubblicato dal Mulino, nel tratteggiare la figura e la storia della più leggendaria eroina della storia di Francia, affronta anche la questione delle “voci” udite dalla giovinetta nel suo villaggio di Domrémy attorno al 1423, in quegli anni, segnati da avvenimenti tumultuosi e da concrete paure per la propria sopravvivenza. Il verbale del processo Giovanna così documenta l’evento:
«Ha detto che all'età di tredici anni Nostro Signore le si era rivelato attraverso una voce che le insegnava a comportarsi bene. La prima volta aveva avuto molta paura. La detta voce arrivò all'ora di mezzodì, d'estate, mentre lei era nell'orto di suo padre, in un giorno di digiuno, e disse che la voce veniva da destra, dalla parte della chiesa. E che la voce non veniva quasi mai senza una luce proveniente sempre dalla stessa parte della voce. Inoltre disse che la terza volta che udì la voce sapeva che si trattava della voce di un angelo. E che questa voce l'ha sempre ben protetta [...]. Interrogata su cosa questa voce le avesse consigliato per salvare la propria anima, ha risposto che la esortava a comportarsi bene e ad andare spesso in chiesa. Le aveva detto anche che si sarebbe dovuta recare in Francia. Due o tre volte le aveva detto che sarebbe dovuta partire alla volta della Francia [...] facendo in modo che suo padre non sapesse nulla della sua partenza. E che si doveva affrettare a partire, per porre fine all'assedio di Orléans, e che sarebbe dovuta andare da Robert de Baudricourt, capitano della città di Vaucouleurs, che le avrebbe dato uomini che l'avrebbero scortata».
In seguito, durante il processo, Giovanna avrebbe precisato tale racconto: alla domanda se la voce venisse direttamente da Dio o da un santo rispose che veniva direttamente da Dio. Ma all'inizio non volle impegnarsi con tale dichiarazione. Solo tre giorni dopo, interrogata nuovamente, disse che si tratta della voce di santa Caterina e di santa Margherita. E così le descrisse:
«Le loro figure sono incoronate, hanno delle belle corone, ricchissime e preziose. Nostro Signore mi ha autorizzato a dirlo»: Alla domanda come facesse a sapere che si tratta di due sante rispose che lo sapeva. Nel verbale si legge ancora:
«dice che sono passati sette anni da quando le hanno detto per la prima volta di comportarsi bene. E anche che ben comprende il motivo per cui le hanno detto come si chiamano […]. Dice anche di aver ricevuto consigli da san Michele [...]. Interrogata su quale fosse la prima voce che le si era presentata quando aveva tredici anni, ha risposto che colui che aveva davanti agli occhi era san Michele; e che non era solo ma «accompagnato da angeli del paradiso».
E questo – scrive Krumeich – «è tutto ciò che Giovanna d'Arco dichiarò nel corso del processo sulle sue visioni, limitandosi ad abbellire man mano il racconto. Non chiarì realmente quali santi o quale angelo le avessero parlato; le sue dichiarazioni non permettono di attribuire con precisione a un determinato santo tali visioni, né gli incarichi che le voci le avevano affidato. Solo le ostinate domande dei giudici, cui interessava riuscire a ricondurre le voci a qualche santo noto in modo da verificare se l'imputata stesse mentendo o appurare se dietro quei volti di santi si nascondesse il demonio, indussero Giovanna a fornire via via ulteriori precisazioni. Perciò è stata giustamente avanzata l'ipotesi che nel corso degli interrogatori essa arricchisse progressivamente la storia delle visioni e le figure che vi comparivano in modo da soddisfare i giudici ed evitare che le facessero altre domande».
E ancora: «Molto più controversa, fin dai giorni del processo, è la domanda se le voci udite da Giovanna fossero di origine divina o frutto della sua immaginazione. C'è chi ha dedotto da tali voci la santità della giovane, e chi l'ha dipinta come un’isterica: in entrambi i casi ciò può semplificare le cose in termini ideologici, ma non contribuisce affatto alla comprensione storica. Per noi è sufficiente il fatto che Giovanna avesse senza ombra di dubbio udito voci che la esortavano a liberare Orléans. Che tali voci fossero vere o immaginarie è una questione che esula irrimediabilmente dalla critica storica, e che del resto è del tutto irrilevante rispetto alla forza della motivazione di Giovanna. Le voci che udiva ne segnarono la personalità e ogni sua azione».