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RECENSIONI è la sezione dedicata a tutti coloro che amano avere la compagnia di un libro, magari che li aspetti la sera sul comodino. Proporremo un Libro Amico ogni settimana, indicandone il genere, il grado di difficoltà, i temi e le qualità.

Lia del Corno,

«A tavola con Omero. Cene storiche e feste divine da Ulisse a Lucullo»

Rizzoli – Bur, 120 pagine, € 5.00


«L'essere umano – scrive Lia del Corno, introducendo l’agile saggio «A tavola con Omero. Cene storiche e feste divine da Ulisse a Lucullo», edito da Rizzoli nella collana Bur – si ritiene superiore agli altri esseri viventi, anche perché ha imparato a cucinare e a godere dei piaceri della tavola. Cucinare e ridere, si può dire, sono le due azioni che distinguono l'uomo dagli animali. Ma quando l'uomo ha riso per la prima volta? E quale è la cucina più antica del mondo? Nessuno è in grado di dare una risposta. La preistoria ha lasciato vestigia tangibili: utensili, forni, residui alimentari e poco altro. Ci manca però uno strumento per capire come queste vestigia venissero utilizzate. Per poter avere notizie in proposito è necessario aspettare che l'uomo arrivi alla scrittura, quando si aprono nuovi orizzonti, e si hanno le prime notizie interessanti e qualche ricetta. Le antiche ricette di cui siamo a conoscenza sono quelle di Apicio (De re coquinaria), redatte nel IV secolo d.C., che ci svelano i segreti della cucina romana. Ma anche i Greci, e soprattutto gli abitanti della Magna Grecia, avevano elaborato una cultura gastronomica; e ci hanno pure tramandato informazioni sul modo di cucinare. Si ha infatti notizia di un certo Mithekos, un cuoco siracusano vissuto circa 400 anni prima di Cristo; ma il pezzo forte, o meglio il piatto forte, ce lo offre Ateneo di Naucrati con la sua raccolta I sapienti a banchetto (I Deipnosofisti)».

L'intento di questo libro, informa l’autrice, «è quello di raccontare la storia e le curiosità delle antiche tradizioni culinarie a chi non ha il tempo o la voglia di addentrarsi nelle difficoltà del greco e del latino. Spesso infatti i piatti che preferiamo sono i più tradizionali e familiari o quelli che non conosciamo ancora, e che pure erano già sulle tavole imbandite mille e mille anni fa. Cereali, mele, fichi, melagrane, uva, funghi, erbe aromatiche, carni, pesci, crostacei, frutti di mare, miele, sale; questi i prodotti più noti già in commercio, e quindi in uso, nell'antichità. Mancavano patata e pomodoro (portate dall'America molti secoli dopo), e molti altri ancora, ma ve ne erano a sufficienza per variare notevolmente la scelta».

Un problema costituì per gli antichi la scelta fra sedersi e sdraiarsi? «Pare che i Greci– scrive ancora Lia del Corno – fossero soliti appoggiarsi al gomito sinistro, su di un letto particolare leggermente inclinato (kline), con accanto un tavolo di piccole dimensioni; ciascun commensale aveva un tavolino. I Romani invece stavano su letti molto ampi disposti lungo i tre lati di una stanza (triclinium), mentre il quarto lato restava libero. Il loro tavolo era grande e stava al centro. Questa usanza cambiò a partire dal II secolo d.C., quando al posto del letto venne introdotto una sorta di divano collettivo, a forma di semicerchio, fornito di un grande cuscino rigido sul quale si potevano appoggiare piatti e bicchieri (stibadeion). Il tavolo che accompagnava questo divano era rotondo. Abbiamo testimonianze molto precise, per quel che riguarda la celebrazione delle feste nei santuari, inoltre sappiamo, per esempio, che nell'isola di Delo il portico di Poseidone poteva, in occasione delle feste, diventare una sala da pranzo capace di ospitare oltre millecinquecento persone e che a Epidauro, nel ginnasio, c'era una sala per ottanta persone affiancata da altre più piccole sufficienti per dieci, dodici commensali. Questo per i comuni mortali, ma quali erano le regole del galateo per gli dèi?».

Il curioso volumetto risponde anche a questo interrogativo.

Attilio Mazza



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