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RECENSIONI è la sezione dedicata a tutti coloro che amano avere la compagnia di un libro, magari che li aspetti la sera sul comodino. Proporremo un Libro Amico ogni settimana, indicandone il genere, il grado di difficoltà, i temi e le qualità.

Ernesto L. Francalanci

«Estetica degli oggetti»

Il Mulino, 238 pagine, € 13,00


«Tra le analisi filosofiche contemporanee, solo alcune fanno riferimento al fenomeno dell'estetica diffusa come ad una caratteristica peculiare dell'epoca postmoderna. Ciò è dovuto al perdurare di una concezione ancora “moderna” dell'estetica, intesa soprattutto come una “filosofia dell'arte” o come una “teoria del sentire”, che tende ad attribuire al soggetto la ragione del sempre più acceso interesse verso gli aspetti formali, piuttosto che contenutistici, della realtà».

Queste considerazioni introducono il pensiero di Ernesto L. Francalanci, docente di Storia dell'arte contemporanea alla Facoltà di Design e Arti dell'IUAV di Venezia e autore del volume “Estetica degli oggetti”, edito dal Mulino.

«Nel fiorire di lavori filosofici sull'estetica – scrive ancora Francalanci –, è quindi difficile reperire ricerche specificatamente volte a considerare, dal punto di vista sociale, politico e antropoculturale, la sua diffusione planetaria, causata dalla pervasività della tecnica. In effetti se tutto si estetizza, diventa sempre più difficile parlare di estetica. È indubbio che alcuni presupposti dell’estetica diffusa si possono ritrovare, già nell'Ottocento, nella concomitanza degli studi filosofici sull'informe di Heinrich Wölfflin, sul Kunstwollen, la “volontà artistica”, di Alois Riegl e sullo “stile organico” di Wilhelm Worringer: tutte analisi teoriche sulla forma, che aprono la strada ad “un'estetica allargata”. E, tuttavia, nelle intuizioni di Walter Benjamin, condensate nel saggio sull'Opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (in cui si sostiene la tesi secondo cui “1'opera d'arte riprodotta diventa in misura sempre maggiore la riproduzione di un'opera d'arte predisposta alla riproducibilità”), che possiamo individuare il primo sostanziale passaggio dall’idea dell'estetica come attributo dell'arte – ormai trasformatasi da una dimensione cultuale ad una espositiva – ad una concezione dell'estetica come dimensione implicita nel comportamento delle “masse”».

Riconducendo la filosofia dall'astratto al concreto, e spaziando dalla letteratura al cinema, dall'architettura alla fotografia, all'arte contemporanea, l'autore analizza alcuni degli oggetti della quotidianità familiare – una sedia, un tavolo, una finestra, una porta, un velo – per individuare la responsabilità del postmoderno nella trasformazione, non solo percettiva, ma anche politica e ideale del nostro rapporto con la realtà.


Attilio Mazza



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