«L’idea che esistono relazioni di giustizia tra tutti gli esseri umani va progressivamente rafforzandosi nel sentire comune. L'intuizione che sta dietro questa ancora timida ma significativa persuasione asserisce che le relazioni umane in quanto tali devono essere orientate secondo eguaglianza. L'obiettivo di questo libro è precisamente mettere alla prova questa intuizione».

Così scrive Isabel Trujillo, autrice del saggio pubblicato dal Mulino, «Giustizia globale. Le nuove frontiere dell'uguaglianza». L’autrice insegna Filosofia del diritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo. Precisa ancora, nell'introduzione al testo, che il libro intende argomentare a favore della tesi secondo cui esistono relazioni di giustizia tra tutti gli esseri umani al di là dei confini dello Stato e non soltanto all'interno di questi. «La giustizia è una relazione di proporzionalità tra soggetti simili e si fa a risiedere questa similitudine nella eguale partecipazione a tutto ciò che è umano».

Ecco, quindi, l'esigenza di ridistribuire la ricchezza a livello globale, di ridurre le disuguaglianze fra nord e sud del mondo, di gestire i flussi migratori nel modo migliore, di proteggere è la Terra dai rischi ambientali, di impegnarsi nella lotta contro le reti transnazionali del terrorismo. Tutte questioni che vanno oltre i confini nazionali e configurano quella che è stata chiamata «la costellazione post-nazionale».

A fronte della globalizzazione è necessario ripensare ai problemi della giustizia. La sfida che oggi si pone è quella di un approccio di tipo normativo, la definizione dei criteri di giudizio e di valutazione etica non limitati a comunità chiuse ma valide al di là dei confini statali. Anche se la discussione sulla giustizia riguarda principalmente le relazioni tra cittadini di uno Stato nazionale, non solo nelle classiche trattazioni filosofiche ma anche nella comprensione comune di un messaggio condiviso.

Attilio Mazza