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Philippe Contamine

«La guerra dei Cent’anni»

Il Mulino, 124 pagine, € 9,50


Molti sentono spesso parlare della guerra dei Cent’anni, ma non sanno esattamente di che cosa si tratti. Philippe Contamine, professore emerito di Storia medievale alla Sorbona, con il saggio edito dal Mulino, «La guerra dei Cent’anni», appunto, offre ora uno strumento per conoscere a fondo le ragioni e il significato di un dramma durato un secolo.
«L'espressione “guerra dei Cent'anni” – informa, innanzi tutto lo studioso – è una creazione relativamente recente degli storici. Fa la sua comparsa solo all'inizio dell'Ottocento, quando fu introdotta in Francia nei manuali scolastici. In seguito tale definizione si è lentamente imposta nella storiografia inglese e francese ed è diventata di uso corrente nella seconda metà del secolo. Tuttavia da molto tempo si parlava della durata eccezionale del conflitto: nel 1744 il presidente Hénault faceva risalire al 1336 “l'inizio della guerra tra la Francia e l’Inghilterra, che durò nel corso di più fasi oltre cento anni”. Forse riprendeva un'osservazione fatta all'inizio del Cinquecento da J. Meyer: “La guerra inglese [ ... ] fu la più lunga e la più crudele di tutte; a intervalli superò il centesimo anno”».
La guerra dei Cent'anni vide dunque contrapporsi Inghilterra e Francia, a più riprese, fra il 1337 e il 1455. Ragioni dinastiche, politiche ed economiche concorsero a generare e tener vivo questo conflitto che, nella sua eccezionale longevità, incise nel profondo sui due paesi, soprattutto sulla Francia, nel cui territorio fu combattuto, in un'epoca segnata in tutta Europa anche dal disastroso incrudelire della peste e dalla conseguente crisi demografica ed economica.
Philippe Contamine sintetizza origini, andamento e conseguenze della guerra, descrivendo con chiarezza i complicati alti e bassi del conflitto, il mutevole gioco delle alleanze, il succedersi di accordi volatili e instabili trattati di pace, per giungere all'equilibrio finale che portò il Regno di Francia a ottenere il pieno dominio del proprio territorio.


Attilio Mazza