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Marco Zatterin

«Il gigante del Nilo. Storia e avventure del Grande Belzoni»

Il Mulino, 388 pagine, € 27,00


Marco Zatterin, giornalista, corrispondente da Bruxelles del quotidiano “ La Stampa ” e autore di molti saggi di successo, nel volume edito dal Mulino, «Il gigante del Nilo», racconta l’incredibile avventura dell’inventore dell’egittologia. Si chiama Giovanni Battista Belzoni e visse un’esistenza da romanzo; e proprio come un romanzo è il libro che narra la sua vita. Si rifugiò in Inghilterra nel 1803 per evitare di entrare nell’esercito napoleonico dove visse sfruttando la sua notevole stazza (era alto due metri) e la sua forza erculea lavorando come artista in un circo, esibendosi da uomo forzuto col nome di “Sansone Patagonico”: riusciva a sostenere da solo una piramide umana costituita da un'intera famiglia di dodici persone.
Approdò in Egitto dopo viaggi in Europa e un soggiorno a Malta. Nella terra dei faraoni sfruttò le sue nozioni di meccanica idraulica coinvolgendo in una sua invenzione il Califfo Mohammed Ali; ma il progetto fallì. Ripiegò su altri lavori e, per guadagnarsi da vivere, accettò l’incarico affidatogli dal britannico Henry Salt, di trasportare dalla piana di Deir-el-Bahri al Nilo la gigantesca statua di Ramesse II, di ben dodici tonnellate, riuscendo miracolosamente, con mezzi di fortuna, a portare a termine l'impresa in sole due settimane. Cominciò così, approfittando anche dell’assoluta mancanza di regole, la sua carriera di archeologo “per caso” che lo rese famoso in tutto il mondo, ma non ricco.
A differenza di molti avventurieri europei, che all’epoca non si facevano alcuno scrupolo di usare esplosivi pur di penetrare nelle tombe, Belzoni fu attento a non distruggere beni inestimabili e non usò mezzi distruttivi. In pochi anni percorse in lungo e in largo l'Egitto, risalendo il fiume Nilo fino ad Assuan, portando alla luce, dopo averlo liberato dalla sabbia, il grande tempio di Abu Simbel; scoprì la città di Berenice; esplorò nella Valle dei Re la tomba di Seti I, una delle più belle, oggi nota anche con il nome di “Tomba Belzoni”, tutte meraviglie ancora oggi ammirate dai turisti. Trasportò a Londra, inoltre, migliaia di reperti, fra cui il colossale e celebre obelisco noto come “Stele di Rosetta”, grazie al quale Champollion riuscì a decifrare i geroglifici nel 1822, fondamentale per gli studi dell’antico Egitto.
Belzoni scoprì anche nel 1818 l 'ingresso della piramide di Chefren e compì altre imprese memorabili. Tornato in Inghilterra nel 1819, scrisse e pubblicò le sue memorie. Morì in Nigeria mentre stava partecipando a una spedizione alla ricerca delle favolose sorgenti del Nilo.
Tutto questo è raccontato da Marco Zatterin che nel suo volume riesce a far rivivere, assieme a un personaggio meritevole di ricordo, l’affascinante atmosfera di un’epoca.



Attilio Mazza