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Rossella Chigi

«Per piacere. Storia culturale della chirurgia plastica»

IIl Mulino, 217 pagine, € 15,00

Rossella Chigi, ricercatrice e insegnante di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna, è l’autrice del saggio «Per piacere. Storia culturale della chirurgia plastica», edito dal Mulino.
L’autrice ripercorre la storia della chirurgia estetica sottolineando insospettabili continuità nel processo che ha portato alla banalizzazione di questa pratica nell'era contemporanea e che affonda in tempi antichi. Già nel 1549, infatti, a Tropea, in Calabria, c'erano i fratelli Vianeo, noti anche oltre il confine regionale, proprio per «l'arte del far li nasi». E nell’Italia del Cinquecento, scrive Rossella Chigi perdere parzialmente o totalmente il naso in battaglia «era un avvenimento più frequente di quanto si potrebbe immaginare oggi», per cui era assolutamente necessaria la ricostruzione che avveniva con un lembo di pelle dell’avambraccio del ferito.
Ma non solo era necessario intervenire per tali lesioni. C’erano anche quelle conseguenti a duelli, o semplicemente esisteva la necessità della correzione del «naso da ebreo». E gli immigrati del primo '900 alla occidentalizzazione degli occhi asiatici del secondo dopoguerra, sino al corpo scolpito della donna in carriera, la chirurgia estetica allargò i suoi campi d’intervento. Ne è l'esempio, già nei primi vent'anni del Novecento, il lifting facciale eseguito dalla dermatologa francese Suzanne Noel, convinta che la chirurgia estetica potesse efficacemente aiutare le donne a migliorare l'autostima, le relazioni interpersonali e le loro posizioni lavorative. Il saggio non è, dunque, un elogio dell'artificio, bensì l’analisi della volontà di adattarsi a norme mutevoli d’inclusione sociale.
La studiosa ha raccolto nel libro anche le voci dei protagonisti. «Interviste a pazienti e chirurghi - osserva Rossella Chigi - rivelano quali tensioni e quali dilemmi etici attraversino il vissuto quanto dei primi quanto dei secondi. Ne emerge un quadro molto variegato, dai colori spesso dissonanti, a riprova che la realtà della chirurgia estetica è assai più complessa di quanto non appaia».


Attilio Mazza