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Seyla Benhabib
«Cittadini globali»
Il Mulino, pagine144, € 9,00

Seyla Benhabib, docente di Scienza politica nella Yale University, è una delle voci più autorevoli nell'odierno dibattito filosofico-politico sulle differenze, dal femminismo al multiculturalismo. Il suo ultimo saggio, pubblicato dal Mulino, s’intitola «Cittadini globali».
«La tesi che sosterrò – scrive l’autrice – è che fin dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo da parte delle Nazioni Unite nel 1948 siamo entrati in una fase dell'evoluzione della società civile globale che è caratterizzata da un passaggio da norme di giustizia internazionali a norme cosmopolitiche. Le norme di giustizia internazionale sorgono nella maggior parte dei casi attraverso impegni derivanti da trattati e accordi bilaterali o multilaterali tra gli Stati e i loro rappresentanti. Questi regolano le relazioni tra gli Stati e altri attori che sono autorizzati ad agire come rappresentanti degli Stati in diversi campi, che vanno dall'industria al commercio, alla guerra e alla sicurezza, all'ambiente e all'informazione. Le norme di giustizia cosmopolitiche, invece, quali che siano le circostanze della loro origine giuridica, vincolano gli individui in quanto persone morali e giuridiche di una società civile globale. Anche se le norme cosmopolitiche derivano da accordi simili a trattati, quale può essere considerata la Carta dell'Onu per gli Stati firmatari, la loro peculiarità è che dotano di diritti e titoli gli individui, non gli Stati e i loro rappresentanti. Questo è il carattere distintivo dei molti accordi sui diritti umani firmati dopo la seconda guerra mondiale. Essi indicano un passaggio definitivo da un modello di diritto internazionale basato su trattati tra Stati a un diritto cosmopolitico inteso come diritto pubblico internazionale che vincola e sottomette il volere degli Stati sovrani. Nei dibattiti contemporanei i termini come “globalizzazione” e “impero” sono spesso usati per esprimere queste trasformazioni. Ma questi termini sono fuorvianti».
Che cosa sono, allora, e quale autorità possono avere quelle «norme cosmopolitiche di giustizia» che caratterizzano l'orizzonte della società civile globale? Nel raccogliere la sfida intellettuale che il tema pone, l'autrice rimanda all'idea di democrazia come sistema «iterativo», non rigido e non definito una volta per tutte, ma frutto continuamente rinnovato di negoziazioni e riformulazioni.


Attilio Mazza