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Benedetta Cibrario
«Rossovermiglio»
traduzione di Margherita Podestà
Universale Economica Feltrinelli,
216 pagine, € 7,50


Il Premio Campiello 2008 è stato assegnato a Rossovermiglio di Benedetta Cibrario, fiorentina di nascita, cresciuta a Torino e vissuta a lungo in Inghilterra, rimasta tuttavia legata per dedizione e amore alla terra di Toscana. Il libro, edito da Feltrinelli, è diventato un longseller.
Il romanzo racconta la storia di profonda solitudine di una donna consapevole che, nonostante la sua ribellione resta sempre un passo indietro rispetto ai suoi desideri, alle sue attese e speranze. La protagonista è una giovane donna appassionata e ribelle, cresciuta in una famiglia e in un ambiente dove l'eleganza, la compostezza, la sobrietà e il rigore erano l'unica forma di vita concepibile.
Andata in sposa appena ventenne per volontà del padre scopre presto l’infelicità della scelta anche a causa dell'affascinante ed enigmatico Trott che il destino pone sulla sua strada, risvegliandola da un incantesimo e innescando in lei un processo di cambiamento inarrestabile.
Scaturisce così la scelta di trasferirsi da sola nella campagna senese, a San Biagio, abbandonando una città, Torino, che sta rapidamente cambiando sotto l'impulso della nascente industria, e un marito che ha sempre sentito estraneo e che la tradisce sfacciatamente.
La protagonista incarna quindi un momento di trasformazione di un'intera società: troppo moderna per adattarsi docilmente a proseguire nel solco tracciato dalla tradizione e al tempo stesso ancora troppo fragile, e soprattutto troppo poco abituata ad ascoltare sentimenti ed emozioni e quindi decidere di vivere la propria ribellione sino alle estreme conseguenze.
L’autrice ha dichiarato: «Il movimento oscillante della memoria è diventato sempre più ampio, finché non sono più stata capace di arginare un fiume di parole che facevano rissa per uscire, per spiegarsi ciascuna all’aria, al sole, come tanti pezzetti di carta – brandelli di lettere che non sono mai arrivate, o più probabilmente non sono mai state scritte -, parole che s’allargano come le ali degli uccelli di passo quando arriva l’ora di tornare».

Attilio Mazza