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David Abulafia,
La scoperta dell’umanità.
Incontri atlantici nell’età di Colombo
,
Il Mulino, 460pagine, € 35,00

A cura di Attilio Mazza


David Abulafia, professore di Storia del Mediterraneo all'Università di Cambridge, ha scritto molto sulla storia politica, economica e sociale del Mediterraneo, in particolare sulla Sicilia, sul sud Italia e sul mondo catalano. Crede fortemente che gli storici dovrebbero tentare di trasmettere i risultati delle loro ricerche a un pubblico più ampio, in una forma più accessibile possibile. Il suo ultimo saggio, pubblicato ora in Italia dal Mulino, La scoperta dell’umanità. Incontri atlantici nell’età di Colombo, conferma la capacità di Abulafia di raccontare la storia.  Quando gli europei scoprirono che il genere umano era più vasto e differenziato di quanto avessero saputo fin lì si posero una serie di interrogativi.  Quei "selvaggi" nudi, licenziosi, magari anche cannibali, erano uomini davvero? E se lo erano per l'aspetto, lo erano per l'anima? Perché non conoscevano la parola di Cristo? E potevano riceverla? Ecco domande inquietanti per quanti fondavano la propria filosofia della vita sulla Bibbia e sui Vangeli. Si è scritto molto sulle grandi scoperte geografiche dell'età di Colombo, assai meno sull'esperienza che quei primi viaggiatori europei fecero incontrando le popolazioni native delle nuove terre cui approdavano. Questi incontri cominciarono in realtà oltre un secolo prima di Colombo, quando i primi spagnoli arrivarono alle Canarie, continuarono sulle coste africane e infine nelle isole caraibiche a cui arrivò Colombo. Un grande storico come Abulafia ripercorre sulla base delle cronache del tempo i primi viaggi atlantici degli europei, dalla metà del Trecento ai primi decenni del Cinquecento, raccontando come quegli incontri si svolsero, e quali effetti ebbero sia sull'idea europea di genere umano sia sul destino, tragico, di quei popoli sconosciuti.