FOCUS
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“Shamba" di Claudia Peli
Il romanzo si apre sulla giovane Tabitha che sta per lasciare la sua “collina del tè”, per seguire il sogno del marito Mwalimu, il sogno della Shamba.
“Se fossi una foglia di tè, potrei stare per sempre attaccata al mio buon rametto e godermi la pace di questa collina”: l’esordio appare una metonimia dell’intero romanzo.
L’uomo, anche l’uomo africano, non è “una foglia di tè” e non può rimanere attaccato alla sua Terra, per quanto essa sia vergine, bella e pacifica, senza inseguire altri obiettivi.
D’altra parte l’uomo, anche l’uomo occidentale, non può rinunciare al richiamo di un primordiale “paradiso”, dove tutto appare semplice e incontaminato, l’amore come la natura.
L’accostamento di due civiltà, in sé incomplete e tremendamente distanti, genera corruzione e tragedia. Questo nella storia di Mwalimu come in quella di Sami. Storie d’amore, di speranze, tradimenti e vendetta sullo sfondo della splendida natura del Kenya.
Esse sono narrate con una semplicità trasparente, che rivela la verità delle situazioni, e con una dolcezza sognante e malinconica di fondo, che risalta la brutalità nascosta sotto le illusioni. La corruzione è dominante al punto da infiltrarsi fin nel profondo dei sentimenti, rendendo i personaggi colpevolmente incoscienti delle conseguenze dei loro vagheggiati sogni.
L’Autrice, che è capace di avvincere e di far vivere attraverso la lettura il respiro del Kenya, è animata da una profonda pietas, quel tipo d’amore cioè che è rispetto, comprensione e al contempo sincerità. Nulla viene nascosto o manipolato in nome di qualsivoglia affezione o ideologia, i personaggi raccontano se stessi con il rigore della verità.
Così il lettore ama e sogna e poi vede e scopre, non è autorizzato ad ergersi a giudice, ma indubbiamente può soffrire lo scempio di un “paradiso” che non sa difendersi né amare abbastanza se stesso. Non a caso la narrazione si chiude sull’immagine del protagonista che piange inginocchiato su una tomba.
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“Francesco Emanuele Scotto, pittore e incisore neoclassico" di Chiara Parisio
I dati d'archivio finora reperiti e un corpus significativo di opere consentono, per la prima volta, di presentare la produzione artistica di Francesco Emanuele Scotto (1757-1826). Attivo a Genova nell’ultimo quarto del Settecento, il pittore si trasferì a fine secolo a Milano, dove risiedeva la corte napoleonica, dedicandosi al ritratto di piccolo formato, sia miniato che inciso, genere assai richiesto dall'aristocratica e dall'emergente borghesia imprenditoriale, in un momento in cui le guerre e i viaggi portavano le persone lontane. Nei primi anni della Restaurazione, ancora nella città ambrosiana, ampliò la sua attività artistica rivolgendosi all'illustrazione di testi letterari. Dopo un soggiorno a Roma intorno al 1820, rientrò a Genova, sua città d'origine, concludendo la carriera con la direzione delle scuole di Pittura e di Incisione all'Accademia Ligustica, dove si era formato.
Chiara Parisio, storico dell’arte, dopo la laurea a Firenze ha rivolto i suoi indirizzi di ricerca a temi inerenti alla pittura lombarda dal Rinascimento all’età neoclassica. Ha collaborato con istituzioni pubbliche e private alla catalogazione scientifica di opere d'arte.
Oltre a numerosi saggi, ha dato alle stampe i volumi La pittura bresciana dei secoli XV e XVI negli scritti inediti di Giovanni Battista Cavalcaselle (1999); la trilogia dedicata al pittore neoclassico Giovanni Battista Gigola [Committenti e opere (2002), Giulietta e Romeo (2002), Il Decamerone e il Corsaro (2003)]; la monografia dell’animalista Giorgio Duranti, 1687-1753 (2004); lo studio intitolato “Di grande spasso e di certa utilità” Cultura nobiliare e immagine della caccia nel Bresciano (2005) e, infine, la monografia Gaudenzio Botti /1698-1775 (2007).
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“Poesie di giardino e di terra"
«Si leggono, le sue poesie, con gioia e con emozionata ammirazione, fra memoria, ironia, racconti, descrizioni, sogni, serena malinconia.»
(Giorgio Bàrberi Squarotti)
«Le poesie ci consegnano uno spaccato non consueto del Novecento, che Cremaschi ha attraversato con grazia, ironia e infinite curiosità.»
(Giuseppe Marchetti)
«Cremaschi è l’uomo presente nel propriotempo e partecipe ai risvolti sociali, che vivee fa rivivere drammi e sogni, in quanto vivo è il desiderio di andare oltre l’apparenza per raggiungere l’essenza delle cose.»
(Enza Conti)
«Cremaschi trasporta il lettore in epoche mitiche, all’Eden primordiale.»
(Paolo Ruffilli)
«Inìsero Cremaschi continua, a colpi di versi, la sua battaglia di “mite ribelle”.»
(Giuseppe Pederiali)
«Poesie che regalano immagini e parole , sogni e fantasie, inseguendo sempre il vivo piacere di “inventare” la vita.»
(Piera Maculotti)
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“Ritratti in miniatura nella Milano neoclassica"
Questo studio raccoglie anni di ricerche dedicate da Chiara Parisio ai ritratti neoclassici di piccolo formato su avorio: la studiosa classifica e raggruppa i ritrattisti in miniatura presenti a Milano in epoca neoclassica (1775-1825) e oltre, attivi per la corte napoleonica e il suo entourage aristocratico, ma anche per la committenza borghese, sempre più importante, per prestigio e ricchezza, negli anni della Restaurazione austriaca. Oltre ad artisti milanesi, lavorarono forestieri, quali il bresciano Gigola, il bergamasco Boatti, il comasco Betoldi, il novarese Banchi e molti altri, richiamati dalle opportunità di lavoro che la città ambrosiana offriva.
Chiara Parisio, storico dell’arte, dopo la laurea a Firenze ha rivolto i suoi indirizzi di ricerca a temi inerenti alla pittura lombarda dal Rinascimento all’età neoclassica. Ha collaborato con istituzioni pubbliche e private alla catalogazione scientifica di opere d’arte. Oltre a numerosi saggi, ha dato alle stampe i volumi La pittura bresciana dei secoli XV e XVI negli scritti inediti di Giovanni Battista Cavalcaselle (1999); la trilogia dedicata al pittore neoclassico Giovanni Battista Gigola [Committenti e opere (2002), Giulietta e Romeo (2002), Il Decamerone e il Corsaro (2003)]; la monografia dell’animalista Giorgio Duranti, 1687-1753 (2004); lo studio intitolato “Di grande spasso e di certa utilità” Cultura nobiliare e immagine della caccia nel Bresciano (2005) e la monografia Gaudenzio Botti /1698-1775 (2007). Infine, nel
2009 ha
visto la luce il volume Francesco Emanuele Scotto pittore e incisore neoclassico (1757-1826).
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