A cura di Rosa Roselli

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YVES KLEIN

CORPS, COULEUR,
IMMATERIEL

(Parigi, Centre Pompidou)



« E’ con la forza terribile ma pacifica della sensibilità che l’uomo altera lo spazio » (Y. Klein)


     


1: Y. Klein Peinture de feu sans titre, 1961


Yves Klein (Nizza 1928 – Parigi 1962), figlio di un pittore di gusto tradizionale, ha aperto nuove vie all’arte contemporanea. L’artista francese ha cambiato il concetto di bellezza ed ha anticipato tutte le correnti d’avanguardia del Novecento, dando spazio alla monocromia (1955) e ad una particolare tonalità di blu, ottenuta dal mescolare il pigmento con un legante acrilico. Questo colore, registrato come l’International Klein blu, significa per l’artista l’accesso al cielo, mentre oggi è considerato, per antonomasia, la sua firma. Con i Monochromes Klein crea una nuova tavolozza, in cui al blu, colore fondamentale, si uniscono l’oro, portatore di luce, e il rosa.

Con le Peintures de feu e le Anthropométries ha utilizzato il fuoco e i corpi nudi, con le Cosmogonìes ha posto ai minimi termini l’intervento dell’artista. Solitamente Klein spruzza il suo colore blu sulle tele per lasciarle poi alle intemperie, in modo che siano gli elementi naturali a compiere l’opera.

A partire dal 1957 Klein capisce che l’arte può fare a meno dell’oggetto, per cui inizia a studiarne l’aspetto immateriale. Ciò che non è visibile, per il pittore, è un momento essenziale dell’arte e quindi non si deve più cercare il reale in un’immagine concreta, bensì spirituale, come il vuoto. L’artista, nel 1957, espone le sue opere in due mostre a Parigi, suscitando scandalo e sconcerto tra i visitatori. Sono: “Yves le monocrome époque bleue” da Iris Clert e “Pigment pur”. Nel 1958 un’altra personale dalla Clert, ricordata come l’Exposition du vide perchè l’artista fa entrare in una stanza vuota pochi visitatori per volta, provocando in loro grande irritazione.



Y. Klein, Ex voto, dedicato a Santa Rita, 1961


E’ la sua personale contestazione del white cube, lo spazio di culto della galleria, dove gli oggetti si trasformano magicamente in opere d’arte. Eppure per Klein quello spazio è tutto blu, ma non è visibile perché generato solo dalla sua mente e, quindi, la percezione del colore è lasciata alla sensibilità del visitatore. Da quel momento diventa chiaro che l’opera d’arte non sarebbe più stata un oggetto! Due mesi dopo Klein presenta in pubblico l’esecuzione di un’opera con due modelle nude: i pennelli viventi.

Nel 1960 crea i primi Monogolds, lavori ai quali egli stesso, con grande abilità, appone la foglia d’oro e in quello stesso anno partecipa alla fondazione del movimento Nouveau-Réalisme.

In mostra ci sono 120 capolavori tra pitture e sculture, molte d’impianto monumentale; una quarantina di disegni e manoscritti, filmati e documenti dell’epoca che permettono una rilettura dell’opera di Klein. L’artista, attratto dall’esoterismo e dalla teosofia, ha lasciato anche numerosi scritti, oltre ad essere stato autore di componimenti musicali: “Prima sinfonia monotona” (1947) e “Sinfonia monotona 2” .



Y. Klein, Aut 105, La grande anthropométrie bleue


La mostra è visitabile fino al 5 Febbraio 2007.


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