A cura di Rosa Roselli

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PINOT GALLIZIO  E IL SUO TEMPO  

(Alba, Cuneo, Palazzo Mostre e Congressi)


Pinot Gallizio (Alba 1902 – 1964) entra nel mondo dell’arte a cinquant’anni, dopo aver trascorso una parte della sua vita ad esercitare la professione di farmacista, erborista ed enologo. Il suo esordio avviene nel 1952 con una produzione artistica basata su materiali non convenzionali come mastice, colori alimentari ed aniline in polvere. La sua ricerca artistica è continua, sostenuta da uno spirito anticonformista, teso alla costante ricerca di campi nuovi in cui mettersi alla prova. Per Gallizio è fondamentale la conoscenza prima di Piero Simondo, pittore e ceramista, poi, nel 1954, di Jorn. Con loro fonda, nel 1955, il primo Laboratorio di Esperienze Immaginiste del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista. Il movimento si caratterizza per la libertà nell’uso dei materiali e per l’utilizzazione di linguaggi che si avvicinano all’espressionismo del gruppo Cobra, all’Art brut e alle visioni allucinate del Movimento Nucleare.

Gallizio tuttavia predilige un’arte tendenzialmente narrativa, con aspetti fiabeschi, come si può evincere dai titoli delle sue opere: Il quartiere sinistro dei trampolieri; Tentativo ipnotico sulla pietra filosofale…Il non aver seguito una regolare formazione accademica gli consente un’ampia sperimentazione di materiali e di tecniche: dipinge su teli-lenzuola con la pece; non usa il pennello, bensì bisturi o siringhe per dolci; talvolta anche piccoli petardi per spargere il colore.



P. Gallizio, Opera


Nel 1956 con Jorn e Simondi organizza il Primo Congresso Mondiale degli Artisti Liberi, in cui Gallizio espone le sue opere sperimentali: monotipi, dipinti stampati su vetro e tenta la “partogenesi pittorica”, servendosi di cartoncini che, fatti passare su una tela dipinta, mostrano un’impronta sempre più debole. Nel 1957 Gallizio espone le sue prime opere di pittura industriale non dipinte, ma stampate: sono rotoli di tela stampata, lunghi fino a 70 metri , che portano ad un convincente superamento dell’ideologia informale anarchica individualista. Queste tele sono come scampoli di stoffa, destinati ad essere tagliati e venduti, secondo una concezione nettamente antiborghese della pittura tradizionale. Viene così commercializzata un’enorme quantità di pittura industriale che deve essere venduta nei supermercati, nelle tabaccherie…per evitare l’aumento dei prezzi. Inoltre il prodotto ossia l’opera, anche se eseguito su scala industriale, non è mai uguale a se stesso, il che permette a Gallizio di rivendicare il primato della creatività, della fantasia e della giocosità dell’operazione artistica. Nel 1958, nel suo “Manifesto della Pittura Industriale” Pinot sostiene che non è l’arte al servizio della macchina, bensì la macchina al servizio dell’arte e di un futuribile homo ludens.

Nel 1959 con la “Caverna dell’antimateria”, presentata a Parigi, Gallizio arricchisce con una componente fantascientifica e archeologica la teoria della pittura industriale, non più costretta alla superficie, ma destinata a ricoprire pavimento e soffitto come una vera e propria caverna.

Tra il 1960 – 1961 l’artista crea una nuova teoria espressiva, la “psicogeometria”, per cui spremendo il colore dal tubetto si ottengono, in forme approssimative, figure geometriche. Per la prima volta compaiono nella produzione del Nostro  cicli pittorici: la “Gibigiana” e la “Storia di Ipotenusa”, dal contenuto fiabesco e narrativo. In questi lavori lo stile si fa sempre più personale e consapevole, si apre al segno automatico e ad una composizione vagamente figurativa.

La psicogeometria viene abbandonata dal 1962, mentre si va affermando il ciclo delle “Notti”, nel quale il segno si cancella poco a poco e il cromatismo diventa più denso. Nella “Notte cieca” l’artista dipinge ad occhi chiusi, perché vuole esplorare la spontaneità del segno inconscio, richiamandosi alle esperienze di Kline, Mathieu, Michaux. Poi Gallizio realizza acquerelli su carta con spirali, segni lievi e, soprattutto, liberi, eseguiti con penne di pavone. Sono i primi quadri nel senso tradizionale del termine. Nel 1963 l’artista è invitato alla Biennale di Venezia.

Gallizio, che già da tempo presagiva la sua morte, realizza, nel Natale del 1963, la serie dei Neri e dell’Anticamera della morte, coprendo con il colore nero gli oggetti di casa. Un attacco di cuore lo coglie  il 13 Febbraio 1964.



P. Gallizio, Rotolo di pittura industriale, 1958


La mostra è visitabile fino al 1° Maggio 2007

www.pinotgallizio.com



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