A cura di Rosa Roselli

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CARAVAGGIO – PITLOO


(Napoli, Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano)



Caravaggio, Il martirio di Sant’Orsola


La Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano è un nuovo museo di Napoli, recentemente creato al piano nobile del medesimo a cura di un’importante società bancaria, nel quale ha trovato sede definitiva un capolavoro di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, ossia “Il martirio di Sant’Orsola”, opera risalente al 1610, dipinta pochi giorni prima della drammatica morte del pittore. Gli fu commissionata dal principe Marcantonio Doria per ricordare la diletta figlia Orsola che aveva preso il velo nel Monastero di Sant’Andrea alle Dame.

Il tema del martirio di questa Santa, già trattato da Vittore Carpaccio (Venezia 1460 – 1526) con il titolo “Storie di Sant’Orsola”, visibile alla Galleria dell’Accademia (Venezia), è rielaborato da Caravaggio in modo originale, perché la Santa è raffigurata nel momento in cui una freccia si conficca nel suo petto, dopo aver rifiutato di convertirsi al paganesimo. L’artista nella sua rappresentazione si sofferma sul gesto di Orsola che, comprimendosi il petto ferito, sembra voler fermare la vita che se ne sta andando, per cui chi guarda è quasi chiamato a partecipare direttamente alla consapevolezza di Orsola che sa di essere in punto di morte.

E’ interessante osservare il personaggio sulla destra, alle spalle di Orsola, che sembra condividere la sorte della Santa con quello sguardo smarrito e levato verso l’alto. In quest’uomo si può riconoscere il Caravaggio, che si era già raffigurato nella “Cattura di Cristo nell’orto” con la differenza che qui emerge uno sguardo allucinato, là è dominante il desiderio di vedere il volto di Cristo. Tutto questo forse si può spiegare con gli ultimi eventi drammatici della vita di Caravaggio: nel 1608 fugge da Malta e, passando attraverso la Sicilia , giunge nel 1609 a Napoli, dove viene sfregiato in volto per motivi a noi oscuri. Sono quindi per il pittore anni di solitudine, di sconfitte che, senza dubbio, incidono sulla psicologia di Caravaggio, il quale, benchè tormentato da cupa disperazione, nutre  la speranza di raggiungere Roma.



Caravaggio, Particolare del Martirio di Sant’Orsola



Si pensa che il quadro possa essere stato ispirato da un passo de “ La Gerusalemme Liberata ” di Tasso, quello in cui il poeta narra la morte di Clorinda e, rileggendo l’ottava interessata, la supposizione potrebbe essere plausibile.

“Ma ecco ormai l’ora fatale è giunta

Che ‘l viver di Clorinda a suo fin deve.

Spinge egli il ferro nel ben sen di punta,

Che vi s’immerge, e ‘l sangue avido beve,

E la veste, che d’or vago trapunta

Le mammelle stringea tenere e leve,

L’empie d’un caldo fiume. Ella già sente

Morirsi e ‘l piè le manca egro e languente”

Il tema che unisce pittore e poeta è quello di amore e morte, al quale rimanda la castità di Orsola non consenziente alle profferte del re degli Unni. Il colore livido con brevi pennellate di luce sottolinea ulteriormente la drammaticità del momento.

Nella Galleria sono poi presenti delle vedute del Settecento e dell’Ottocento della città di Napoli e del territorio campano con opere di Gaspar van Wittel e di Anton Smink Pitloo, entrambi olandesi; il primo capostipite dei vedutisti, il  secondo interprete assai sensibile del passaggio dal vedutismo settecentesco al moderno paesaggismo, con diciassette piccole, ma deliziose, vedute.



3: G. van Wittel, Veduta di Palazzo Reale di Napoli, 1706


Van Wittel si stabilisce a Roma nel 1675 ed è stato il primo a diffondere in Italia il realismo delle vedute nordiche, dedicandosi in particolar modo alla veduta panoramica connotata da un disegno pulito; Pitloo si forma a Parigi e a Roma. Si stabilisce nel 1815 a Napoli, dove insegna all’Accademia di Belle Arti.

E’ stato uno dei primi pittori a ritrarre dal vero i paesaggi del golfo di Napoli, con la caratteristica degli edifici con “pieds dans l’eau”.



A. S. Pitloo, Veduta della costa di Posillipo.


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