A cura di Rosa Roselli

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L’ETA’ ROMANTICA

IN ITALIA



C.D. Friedrich, Il naufragio della Speranza, 1824


Il Romanticismo come movimento nasce in Germania nel 1798, quando l’aggettivo “romantic”, derivato dalla lingua inglese con valenza di qualcosa di fantastico, diventa sostantivo attraverso l’elaborazione di un percorso ideologico volto ad indicare un nuovo movimento culturale su basi cristiane da opporre al classicismo, le cui radici erano nel paganesimo. La Germania , alla fine del XVIII secolo, era nelle condizioni filosofiche, culturali e storiche più appropriate per favorire la genesi di una corrente intesa a traghettare l’umanità verso lo sviluppo della  modernità. In questo senso aveva già agito l’Illuminismo con i principi della tolleranza e della laicità, che riflettevano l’indirizzo razionale e cosmopolita del pensiero dei philosophes.

La stagione romantica, che si sviluppa nella diversità, pur nella continuità, con l’Età dei Lumi, predilige il sentimento e l’individualità, è attenta al concetto di nazione; rivolge lo sguardo al passato che per la Germania , che non conosce le proprie origini se non attraverso il “De origine et situ Germanorum” di Tacito, è costituito dalla poesia del “Volk” (popolo), quindi è attenta alla rivalutazione del patrimonio folcloristico, delle saghe nordiche (Il poema dei Nibelunghi), del paesaggio baltico, amato da Friedrich e Runge.

In letteratura si diffonde il gusto per il fantastico con i racconti di Hoffmann (L’uomo della sabbia) e di von Chamisso (Il barone di Munchausen), che si sviluppa poi nei temi dell’incubo, dell’inquietudine, dell’angoscia che penetreranno nella produzione novecentesca (Kafka – Gunther Grass).

I fratelli Schlegel, August e Friedrich, sono considerati i teorici del Romanticismo tedesco che nella scuola di Jena trova la sua piena esplicazione culturale nel significato più ampio del termine. Il Romanticismo ha comunque una sua espansione anche nell’ambito delle arti plastiche oltre che nella musica e nel teatro. I fondamenti artistici dell’arte romantica sono stabiliti nei “Principi generali sull’arte pittorica” (1803) di F. von Schlegel, per cui la pittura viene stimata come l’arte più “elevata”, perché si manifesta solo sulla bidimensionalità del piano, contrariamente alla scultura e all’architettura che si rilevano nello spazio tridimensionale, e quindi è meno legata all’aspetto  materiale. Infatti i temi pittorici sono il sentimento del sublime, dell’incommensurabile, dell’infinito e dello spettacolo terribile della natura, tema particolarmente amato dagli artisti romantici. Ne deriva che il “pittoresco” ossia quel momento armonico tra l’interiorità del poeta e lo spettacolo dionisiaco (orazianamente inteso) della natura diventa l’aspetto privilegiato del gusto pittorico del tempo.



C.D. Friedrich, Due uomini in contemplazione della luna, 1818

Tra gli artisti più famosi del Romanticismo tedesco si possono ricordare Johann Heinrich Fussli (1741-1823) che con la sua produzione drammatica e visionaria anticipa  Freud e la scoperta dell’inconscio. Il più grande paesaggista è senza dubbio Caspar David Friedrich (1774- 1840) che nei suoi lavori mostra predilezione per la natura aspra e la luce fredda del Nord; famosi sono pure i suoi notturni, popolati da personaggi immersi nella contemplazione della natura. I suoi paesaggi sono di impronta spirituale e il pittore ama i momenti più malinconici della natura come le solitarie distese di acque o i paesaggi innevati, soffusi da una luce strana e inquietante.

In Karl Blechnen (1798 – 1840) è dominante il pittoresco, l’aspetto più inflazionato del Romanticismo pittorico, ben raffigurato nell’opera “Die Teufelsbrucke” (Il ponte del diavolo).

Dopo le Avanguardie storiche del primo Novecento (Il cavaliere azzurro) e l’esperienza della dittatura nazista che s’avvalse del misticismo romantico di Firedrich, l’artista che ha riportato alla loro vera natura i valori romantici è Joseph Beuys, il maggior esponente del concettualismo tedesco, teorico e praticante di un’ “arte antropologica”, in grado di annullare le tradizionali barriere tra pittura, scultura e musica e ogni forma di espressione del sé.

Grazie a Beuys, la generazione successiva di artisti come Kiefer, Baselitz, Richter e Polke ripropone nei suoi lavori temi come il paesaggio sublime e il titanismo dell’artista, emarginato dalla società. S’afferma così la concezione romantica del ruolo sociale del poeta, espressa da Baselitz negli Anni Sessanta, nel ciclo “Ein moderner Maler” (un pittore moderno).

Romantica è pure la malinconia di Richter come lo è il senso dell’autoironia e del paradosso con il quale i moderni artisti “romantici” affrontano i loro temi.



K. Blechen, Il Ponte del diavolo, 1830



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