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A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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Carlo Corsi
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Carlo Corsi (Nizza 1879 – Bologna 1966), figlio di un tenore, nell’età adolescenziale si stabilisce con la famiglia a Bologna, ove regnava sovrano il “genius loci”, Giorgio Morandi, che contrastava chiunque volesse affermarsi in campo pittorico nella città felsinea. Corsi, come scrive G.C. Argan, è, invece, “persona civilissima, colta, raffinata, elegante con discrezione e, a un tempo, mondana e riservata, ironica e tenera: era insomma un gran seduttore, ma quasi involontariamente; e della cultura gli piaceva gustare tutte le rarità e le primizie”. Corsi possiede una qualità innovativa, da artista “moderno e modernista”, si era preparato con rigore, studiando a Torino con il pittore Giacomo Grosso dal 1902 al 1906, poi era stato in Olanda a visitare i musei di Amsterdam, dell’Aja, di Anversa, quindi si era recato a Bruxelles ed infine a Parigi, dove aveva trascorso quindici giorni al Louvre, senza vedere altro. Nel 1912 Corsi è alla Biennale di Venezia, nel 1913 è a Monaco e nel
C. Corsi, Il posto vuoto, 1917
La mancata partecipazione nel 1926 alla Biennale di Venezia lo rende un pittore dimenticato, nonostante Diego Angeli avesse scritto: “…si inebria del sole e par dipinga con esso”. Il riconoscimento avviene nel 1958 alla Biennale e Corsi capisce che alla pittura si era aperto un nuovo mondo grazie a Matisse, Picasso, Klee. L’artista dà vita così ad una fase di pittura intensa, molto forte come “celebrazione del colore”. E’ pittore di figura e nei suoi lavori confluiscono vari influssi e la sua ricerca pittorica tende ad essere di gusto secessionista e klimtiano. Sa con sicurezza equilibrare il colore con gli spazi, gli ambienti e le atmosfere. I ritratti e i nudi, tutti a tempera, testimoniano le capacità e l’impegno compositivo di Carlo Corsi.
C. Corsi, Nello studio, 1929
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