A cura di Rosa Roselli

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VENEZIA E L’ISLAM

828 - 1797

(Venezia, Palazzo Ducale)

 



G. Bellini, Ritratto del sultano Mehmet II, 1480


Il rapporto tra Venezia e l’Islam è documentato da questa mostra che giunge in Italia dopo il successo ottenuto a Parigi e a New York. Essa nasce dalla collaborazione tra l’Insitut du monde arabe di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York e i Musei civici veneziani.

Il percorso inizia dall’828, quando due veneziani trafugarono ad Alessandria d’Egitto le spoglie di San Marco, nascondendole tra la carne di maiale, cibo immondo per i doganieri arabi che non si diedero pena di controllare il carico, e termina nel 1797 con la caduta della Repubblica veneziana in mano a Napoleone.

Questa esposizione, fatta di pochi quadri, ma di grande qualità (Bellini, Carpaccio, Veronese, Tiepolo), presenta una notevole varietà di vetri, tappeti, vasi e ceramiche, reperti che ricordano le vicende storiche tra le due civiltà, costituite da guerre e da accordi commerciali, da scambi di arti e tecniche, ma anche di artisti e artigiani. Venezia, la Porta d’Oriente per l’Europa occidentale, nella sua funzione di mediatrice, ha trasmesso all’Europa la sua visione del mondo arabo, turco e persiano. Infatti solo Venezia ha mantenuto, nel corso dei secoli, nelle città orientali i suoi ambasciatori con il difficile compito di tessere rapporti di pace perché, nonostante siano nove secoli di lotte, di crociate e di piraterie, Venezia si avvicina alla cultura dei popoli islamici con rispetto.



S. Veneziano, Madonna in trono con Bambino, 1369


Il percorso espositivo è diviso in sei sezioni ed è testimonianza della reciproca influenza culturale, della continuità degli scambi commerciali e diplomatici, dell’evoluzione dei linguaggi, della trasmissione dei saperi e delle tecniche  con oggetti che riguardano vari ambiti artistici: pittura, scultura, miniatura, cartografia, lavorazione dei metalli, vetri, gioielli, tessuti.

La prima sezione “Venezia e l’Islam” è dedicata alla Cattedra di San Pietro, antico seggio in marmo con iscrizioni tratte dal Corano e motivi arabescati dell’XI-XII secolo. E’ qui rievocata anche la cerimonia dello “Sposalizio del mare” con cui il doge propiziava i viaggi delle galere veneziane verso Oriente.

La seconda sezione parla di “Venezia e i Mamelucchi. 1250 – 1517”: è il momento in cui nella Repubblica veneziana s’afferma l’arte del vetro, appresa dagli artigiani siriani e c’è interesse per le stoffe islamiche.

La terza sezione riguarda “Gentile Bellini a Istanbul (1479 – 1481) e l’Oriente nella pittura veneziana tra XV e XVI secolo”. Gentile Bellini fu inviatodal doge Mocenigo in visita alla corte di Istanbul, dove rimase per diciotto mesi. Bellini ritrasse il sultano Maometto (Mehemet) II, che aveva tolto ai cristiani la città di Costantinopoli e l’aveva trasformata in Istanbul.

La quarta sezione riguarda “Venezia e gli Ottomani: il periodo di Solimano il Magnifico (1520-1566)”. E’ il momento di maggior splendore dell’Impero Ottomano, mentre Venezia in Occidente propone la lavorazione del cuoio, la laccatura e la ceramica.

La quinta sezione riguarda “Venezia e la Persia ” e tratta i rapporti con la dinastia Safavide che regna in Iran dal 1502 al 1736.

La sesta sezione “Venezia e gli Ottomani dopo la battaglia di Lepanto e il collezionismo d’arte islamica a Venezia (1571-1797) tratta delle celebrazioni della vittoria e del progressivo ripiegamento di Venezia a potenza marittima regionale. Nel 1700 si diffonde in laguna la moda delle “turcherie”.

A completamento della mostra, c’è anche un itinerarium “arabo” in città sulle tracce dei luoghi arabi più curiosi e suggestivi. Nella Cattedrale di San Pietro di Castello c’è la Cattedra di San Pietro da ammirare nella navata destra.

In Campo Santo Stefano, sulla facciata della Scuola degli Albanesi, c’è un rilievo del 1400 che rappresenta Maometto II, riconoscibile dal turbante, dalla veste e dalla sciabola, mentre lancia l’assedio alla fortezza di Scutari, avamposto veneziano in Albania.

In Campo San Tomà nella lunetta all’ingresso della Scuola dei Calegheri c’è un rilievo, attribuito a Pietro Lombardo (1478), che raffigura “San Marco guarisce Anania”. Anania è un ciabattino con veste orientale e turbante, che ha come marchio tre scarpe di foggia araba.

Il Palazzo detto Fontego dei Turchi, oggi sede del Museo di Storia Naturale, dato nel 1621 ai mercanti turchi come sede commerciale, presenta all’interno una grande stanza destinata a moschea.

Il Campo dei Mori e così detto dai fratelli Saud e Alfani Rioba, mercanti orientali giunti a Venezia nel 1122 e diventati poi Mastelli. Il loro palazzo presenta un rilievo marmoreo con un cammello carico di merci, accompagnato da un uomo vestito alla turca.



G. Mansueti, L’arresto e il processo di San Marco, 1499


La mostra è visitabile fino al 25 Novembre 2007

 


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