ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

Tutti i diritti riservati

LA BELLE EPOQUE.
ARTE IN ITALIA

1890 – 1915


(Rovigo, Palazzo Roverbella)




Pompeo Mariani, La Chanteuse acclamata, 1911


Tra la fine dell’800 e il primo decennio del 900 si sviluppa quell’età conosciuta con l’espressione “Belle Epoque”, in cui sono conglobate le più grandi manifestazioni della modernità, dalla costruzione a Parigi della Tour Eiffel all’Esposizione Universale, sempre nella Ville Lumière che è il faro cui tutta l’Europa si rivolgeva. In questa città fioriscono così i café-chantant, i teatri, i cabaret, i cinema; le convenzioni sociali si allentano, emerge la figura femminile nella sua pienezza. “La fine dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo rappresentano una fase di grande cambiamento per le donne…Proprio in questi anni aumenta l’esodo verso la città dove con lo sviluppo dell’industria e dei commerci, i crescenti compiti dello Stato e le conquiste della scienza e della tecnica nascono una serie di nuovi impieghi: alle maestre si affiancano le centraliniste, le segretarie, le commesse” (Anna Bravo). L’immaginario della Belle Epoque con la sua mondanità, con il lusso e i sogni legati al mondo della celluloide favorisce l’emancipazione femminile.




Vittorio Matteo Corcos, Sogni, 1896


Tra gli artisti italiani che vivono questa nuova esperienza possiamo ricordare Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos, Gioli, Casorati, Boccioni…e moltissimi altri che respirano, a Parigi, le nuove tendenze culturali. I loro dipinti sono così pieni di luce nuova, nella quale si fondono progresso e sensualità, perché nuovi sono gli ambienti in cui le coppie “clandestine” si ritrovano, come le stazioni ferroviarie (non si può certo sottacere la famosa poesia carducciana “Alla stazione in un mattino d’autunno” nella quale il poeta ricorda l’amata Carolina Piva), oppure le lussuose automobili del tempo. La donna, poi, è il soggetto privilegiato da questi artisti. Essi la ritraggono secondo la moda del tempo. Nel 1880, ad esempio, è dominante la “coquette”, emblema di una donna effervescente e maliziosa, abbigliata in modo da essere seducente. La notte è scandita, invece, dal can-can, una danza sfrenata e scomposta che si sostituisce al valzer. Gli artisti ripropongono quindi nelle loro opere tutto questo nuovo modo di vivere e sottolineano in certi ritratti la trasformazione della donna che ora vive all’esterno della casa, che si muove in bicicletta indossando pantaloni. Ulteriore segno di emancipazione nel quadro di Milesi “Al caffè”, una donna, seduta ad un tavolino, legge il giornale. C’è poi la donna fatale, eccentrica, colta e spregiudicata dei ritratti di Boldini ed infine la ritrattistica ispirata agli studi di Lombroso sulla criminalità femminile, ma anche quella volta a raffigurare i turbamenti della psiche. La donna viene dunque rappresentata come ammalata, con lo sguardo perso nel vuoto. Tipico esempio è “la morfinomane” di Corcos.
La mostra racconta le mode, le pause dell’intimità, le escursioni nel parco, gli appuntamenti, la vita notturna, i casinò, i veglioni come se il divertimento in quegli anni fosse un qualcosa di obbligatorio per non pensare a quanto sarebbe fatalmente accaduto poco dopo.




A. Milesi, Al caffè. Lettura del giornale, 1890



La mostra è visitabile fino al 13 Luglio 2008.

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