ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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OSVALDO LICINI

(Ascoli Piceno, Galleria d’Arte Contemporanea)

(Monte Vidon Corrado, Centro Studi Licini)





O. Licini, Donna alla finestra, 1921


Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958) studia fino al 1914 all’Accademia di Bologna, dove tra i compagni di corso c’è Giorgio Morandi e con lui Licini si è accostato “al primo Cubismo” e ha “combattuto per il Futurismo”. Dal 1914 al 1917 l’artista è a Firenze all’Accademia di Belle Arti, ma qui Licini è distratto dagli studi a causa degli eventi bellici, per cui nel 1916 parte come volontario per il fronte. Ferito, ritorna a Firenze e all’ospedale militare conosce un’infermiera che gli darà il figlio Paolo.
Nel primo dopoguerra è a Parigi, dove i suoi genitori si erano trasferiti nel 1912, lasciando il giovane Osvaldo in affido al nonno, e nella capitale francese Licini conosce Picasso, Derain, Cendrars, Cocteau, Modigliani che gli fa un ritratto in nome della nostalgia per la patria comune. In questi anni Licini dipinge quadri figurativi, d’impostazione lirica ed intimista, nei quali si notano influssi della pittura di Matisse e Cézanne. Nel contempo prende forma artistica il suo immaginario fondato su un lirismo sognante, pieno di creature archetipe e fantastichecome “Arcangelo Gabriele” (1919), “Il capro”.




O. Licini, Amalassunta su fondo blu, 1949


Tutta la sua pittura acquisisce libertà fantastica, tutto viene risolto in una spazialità irreale che si concretizza fortemente nelle opere del dopoguerra, delle quali si hanno moltissime versioni di “Amalassunta”, degli “Olandesi volanti”, degli “Angeli ribelli”, ma anche ci sono paesaggi, marine, notturni, serpenti, fiori lunari: un mondo, insomma, pieno di arcani messaggi.
Licini raffigura il suo mondo poetico con semplicità e lo sostiene con la magia del segno. “La pittura è l’arte dei colori, afferma Licini, e dei segni. I segni esprimono la forza, la volontà, l’idea. I colori, la magia. Ho detto segni, non sogni”.
Il suo percorso artistico è stato un continuo viaggio. “Io me ne vado svolazzando nei cieli della fantasia, per conto mio; e così, di cielo in cielo sono diventato un angelo abbastanza ribelle, con la coda insomma, e qualche volta mi diverto a morderla”. L’ultimo dipinto del Nostro è un “Angelo” del 1958, che l’11 Ottobre si porterà via Licini, a 64 anni. Qualche mese prima l’artista aveva ricevuto il Gran Premio Internazionale per la pittura alla Biennale di Venezia.
La mostra alla Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, che celebra il cinquantenario della morte dell’artista con un cospicuo numero di dipinti, provenienti da Musei italiani e stranieri, definisce Licini e il suo mondo fantastico come “errante, erotico, eretico”.




O. Licini, Angelo di Santa Rosa, particolare, 1957


La mostra è visitabile fino al 4 Novembre 2008.

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