ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

Tutti i diritti riservati

 

GIOVANNI BELLINI


(Roma, Scuderie del Quirinale)


“Bellini il miglior pittore di tutti” (Albrecht Durer)



G. Bellini, Pala di San Zaccaria, 1505 (particolare)


Le notizie su Giovanni Bellini, veneziano, sono pochissime già a partire dalla data di nascita, ipotizzata tra il 1423 e il 1438. Il pittore apprese sicuramente i primi rudimenti artistici dal padre che lo stimolò ad aggiornarsi continuamente per adeguarsi ai risultati delle altre scuole. Fu allievo di Gentile da Fabriano a Venezia e sappiamo che lavorò a Verona, Venezia e Padova.
Sono importanti per conoscere il Giambellino nella sua fase giovanile la “Crocifissione” e la “Trasfigurazione” del Museo Correr; l’ “Orazione nell’orto” di Londra e la “Pietà” nella Pinacoteca di Brera a Milano. Nei due dipinti veneziani è evidente  l’influsso del Mantegna per il plasticismo delle forme, le figure sullo sfondo e certi aspetti del paesaggio; invece la dolcezza delle figure principali e il lirico paesaggio rivelano l’impronta personale di Bellini.
L’opera di Londra, messa a confronto con l’analoga composizione mantegnesca, rivela che Giovanni ha guardato al lavoro del grande cognato, ma tra le due opere c’è un grande divario, dovuto all’umanizzazione guambelliniana della scena in opposizione alla natura rude del Mantegna.
Con la “Pietà” si conclude la fase di acuto mantegnismo di Giovanni Bellini.
Segue un periodo in cui l’artista produce quadri che hanno per oggetto la rappresentazione della “Madonna”, che trova il suo culmine nella “Incoronazione della Madonna” nel Duomo di Pesaro e nella “Trasfigurazione” (predella) che si trova al Museo Nazionale di Napoli. E’ un lavoro significativo per l’evoluzione dell’arte belliniana, che reagisce alla crudezza mantegnesca con una “nuova visione d’arte” (Gengaro).
I critici parlano anche di un influsso antonelliano, ma quest’opera più che le armoniose geometrie di Antonello da Messina ricorda per certi aspetti compositivi e luministici Piero della Francesca.




G. Bellini, Madonna dei Cherubini rossi, 1485


Appartengono a questo periodo la Madonna del Museo Civico di Verona e quella delle Gallerie di Venezia, entrambe immerse in un luminoso paesaggio notturno. Bellini produce nel successivo ventennio altre numerose opere, come le Allegorie per l’Accademia di Venezia, La “Madonna dei cherubini rossi” sempre a Venezia.
Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento l’artista realizza non solo quadri a soggetto sacro, ma anche ritratti.
L’arte di Bellini ha fatto sentire il suo influsso anche fuori da Venezia e, dalla sua bottega in Venezia, sono usciti i grandi artisti veneti, e non solo, del Cinquecento: Giorgione, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Lotto. Con lui “la pittura raggiunse un grado nel quale non c’erano più difficoltà tecniche che inceppassero l’espressione d’una emozione comunque profonda…” (Berenson).
La mostra presenta oltre sessanta dipinti del Maestro e, accanto alle pale d’altare, ci sono i temi sacri della committenza privata, i prototipi nella produzione di Madonne, i ritratti, le grandi allegorie e mitologie.



G. Bellini, Le quattro allegorie, La prudenza, 1490


La mostra è visitabile fino all'11 Gennaio 2009.

Archivio