ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

Tutti i diritti riservati


DÉCO, ARTE IN ITALIA
1919-1939





(Rovigo, Palazzo Roverella)




Oscar Ghiglia, La modella, 1929


Art Déco deriva dall’espressione francese “arts decoratifs”, abbreviata in “Art Dèco” ed indica uno stile che si è affermato negli Anni Venti del Novecento nel campo delle arti grafiche e, in parte, nell’architettura. E’ stato chiamato anche “stile 25” , perché consacrato dalla Grande Esposizione del 1925 a Parigi, dedicata alle “arti applicate ed industriali moderne”. Lo stile si caratterizza per la linea circonvoluta, per i florealismi stilizzati. All’Art Déco contribuiscono anche l’avanguardia cubista, astrattista, futurista e costruttivista. Destinata alla classe borghese si afferma pure nella moda e nel figurino, nella grafica pubblicitaria e d’arte con Erté, nell’arredamento, nei gioielli. L’Art Déco riflette un’Italia non ancora chiusa nell’autarchia, che avverte anzi la necessità di guardare all’Europa, è un’Italia che vuole aprirsi alle innovazioni, ma è ancora troppo legata alla tradizione. Siamo nell’immediato primo dopoguerra, è il momento del riscatto e alle incertezze dell’epoca l’artista rispone rifugiandosi nell’onirico, nel surreale. Gli artisti déco sono un gruppo né compatto né omogeneo; si deve perciò parlare di tendenza che è lo specchio di una complessa atmosfera culturale.




A. Bucci,La giapponese, 1919


La crisi finanziaria del 1929 determina un cambiamento della produzione pittorica: da opere allegre e colorate, in cui la figura femminile appare emancipata, pronta a sostenere un nuovo ruolo nel mondo futurista, diventa un elemento centrale, si fa intellettuale, politica, laica come Anna Kulisciov, amica di Turati col quale fonda il Partito Socialista, o come Margherita Sarfatti diventa l’animatrice dell’arte pittorica del primo Novecento. La donna scopre la vita rapida della città e dello sport, si pone come modello la femme fatale e appare nei primi film dell’epoca. Per questo il simbolo della mostra è il ritratto di Wally Toscanini, dallo sguardo imperioso e seducente, vestita alla maniera della Regina di Saba, con un copricapo geometrico di foggia orientale in un quadro di Alberto Martini. Accanto a lei, tra le tante donne raffigurate, si possono ammirare la “Soubrette” di Geranzani, la “Signora” di Dudovich, dal corpo snello fasciato da un tubino nero, il capo protetto dalla veletta. E’ l’immagine della donna nuova, moderna, evoluta.




F. Ferrazzi, Bambola nella vetrina, 1919

Altri numerosi ritratti femminili affollano le sale della mostra che ha il merito di esporre maestri noti come Sartorio, Depero, Casorati, Sironi, Funi, Prampolini e Carrà, accanto ad opere da riscoprire, ad esempio le donnine di Geranzani, gli straordinari figurini di moda di Thayaht, le damine del Settecento veneziano di Umberto Brunelleschi e i manichini metafisici di RAM ossia di Ruggero Alfredo Michaelles, attento allo stile metafisico di Giorgio de Chirico e alle novità della moda parigina.



P. Marussig, Signora con pelliccia, 1940


C’è poi una sezione dedicata alla scultura e alle ceramiche di Gio’ Ponti, realizzate per la Richard Ginori , di Andlovitz per Laveno e le ceramiche “Lenci” che ebbero grande risonanza nella moda e nella pubblicità, offrendo un’immagine di donna sofisticata. In questa esposizione la protagonista principale è dunque la donna, perché vuole affermare la propria personalità e vuole essere la protagonista della nuova società.



A. Martini, Ritratto di Wally Toscanini, 1925


La mostra è visitabile fino al 28 Giugno 2009.



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