ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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ANDREA BRUSTOLON






(Belluno, Palazzo Crepadona)


Pons, più felice dei direttori dei Tesori di Dresda e di Vienna, possedeva una cornice del famoso Brustolon, il Michelangelo del legno
(Honoré de Balzac, in “Le cousin Pons”, 1847)



A. Brustolon, San Girolamo riscosso dall’angelo, terracotta, 1715


Andrea Brustolon (Belluno 1660-1732), figlio dello scultore in legno Jacopo,nel 1677 si trasferì a Venezia, alla scuola del Parodi. Ben presto si recò a Roma dove rimase affascinato non solo dalla scultura classica, ma anche dai capolavori di Bernini. Ritornato a Venezia, iniziò a creare sculture in legno e mobili, soprattutto per la famiglia Venier, sua protettrice. Nel 1720 rientrò a Belluno e aprì bottega, ottenendo lì molte commissioni. L’artista amò sempre definirsi “scultore di figure” che sono veramente meravigliose per gli intrecci di fiori, foglie e animali, con dettagli ora curiosi ora esotici. Brustolon conseguì risultati assai pregevoli anche nella resa dei personaggi; eccezionale è la rappresentazione del dramma di Cristo sulla croce, della Madonna dolente e, più in generale, di tutte le figure, dai Santi agli Angeli colti nel momento dell’alzarsi in volo. La scultura lignea ha senza dubbio conosciuto a Venezia e nel Veneto il suo momento più fulgido, proprio nell’età barocca per essere un’arte plastica che consente all’artista una ricca inventiva. Tuttavia solo pochi scultori come il Nostro sono stati in grado di creare opere di tale vigoria al punto da essere messe a confronto, ma sullo stesso piano, con quelle in marmo e in pietra. Giustamente Balzac definì Brustolon “le Michel-Ange du bois”, perché l’artista nostro rappresenta il momento apicale in cui l’artigiano diventa artista, emblema di quello sconvolgimento sociale che fu il principio ispiratore del Concilio Tridentino.



A. Brustolon, Angelo reggilampada


L’arte dunque non appartiene più ad una libera classe intellettuale, ma deve essere riconosciuta dallo stile di un abile esecutore. “A suo modo e a suo tempo Andrea Brustolon è stato un grande innovatore perché ha saputo rielaborare in un personalissimo linguaggio, in un’estetica sempre più audace e raffinata, modelli e stili che a Venezia giungevano da altre parti della penisola.” (Anna Maria Spiazzi). Brustolon così scolpisce il bosso e la terracotta, con la quale sa abilmente plasmare le figure, per cui Orsezio disse: “Fa un uom di creta a un uom che vive uguale”. Inventa decorazioni complesse così che dalle sue mani escono quegli elementi estetici che saranno celebrati dagli artisti successivi. In mostra sono esposte 150 opere, tra cui bozzetti autografi in argilla, alcuni dei quali inediti, che rivelano  il modo di lavorare di Brustolon.



A. Brustolon, Fuoco, legno intagliato, 1690


Tra le opere non sacre in esposizione si possono ricordare per la loro straordinaria bellezza le cinque allegorie (Aria, Fuoco, Luce, Acqua e Terra) del Fornimento Venier; due bellissime poltrone; il Moretto o Etiope portavaso, in ebano con occhi di vetro, su un basamento di bosso, sorretto da tre draghi. Tra le opere d’impostazione sacra primeggiano la “Maddalena penitente” del Museo Correr, affiancata alla “Lucrezia”di Filippo Parodi (uno dei primi maestri del Nostro); la “Cassa Reliquiario di Santa Teodora” (Feltre); il “Sacrificio di Isacco” (Francoforte); il gruppo del “Calvario” (Farra d’Alpago); il “Tabernacolo” dorato di Cortina.



A. Brustolon, Tizio, 1727

La mostra è visitabile fino al 12 Luglio 2009.

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