Rubrica
a cura di Attilio Mazza


«CRISTO UOMO PIISSIMO

DIVENUTO IMMORTALE, MA NON DIO»



Porfirio, «Vangelo di un pagano» ( a cura di Angelo Raffaele Sodano), Bompiani, 302, € 24,00


Porfirio (233-305, circa), interprete e diffusore della filosofia di Plotino ha scritto varie opere per dimostrare che il Cristianesimo non innova nulla, anzi attinge dalla dignità, dall'austerità etica e dall'ascesi della cultura greca.

Il volume pubblicato da Bompiani con il titolo editoriale, «Vangelo di un pagano», con testo greco a fronte e curato da Angelo Raffaele Sodano e introduzione di Giovanni Reale, accoglie la «Lettera a Marcella», nove frammenti del «Contro Boeto sull'anima», che criticano le varie posizioni dei filosofi sul difficile tema della natura e delle funzioni dell'anima, e tre sul «"Conosci te stesso"», nei quali è contenuta una serie d’interpretazioni dell'oracolo delfico in chiave metafisica ed etica; chiude il volume la «Vita di Porfirio» di Eunapio, per la prima volta tradotta in italiano, che offre notizie utilissime e dirette sulla vita e l'opera del filosofo.

La «Lettera a Marcella», scrive Reale, va riletta nel contesto della polemica anticristiana condotta dai Neoplatonici, e riscontrata in parallelo con i testi evangelici, per certi aspetti veramente sorprendenti. «Ebbene, le conclusioni che Sodano ne trae sono di raggio ancora più ampio: tale tesi vale non solo per la “Vita di Plotino”, ma essa indica addirittura una via che, in realtà, Porfirio ha seguito nella maggior parte delle sue opere, sia in maniera esplicita, sia anche in maniera implicita e per allusioni, che in controluce si possono ben vedere, e con uno sbocco particolare proprio nella “Lettera a Marcella”».

Va detto che Marcella fu la donna che Porfirio sposò vedova con sette figli, e già avanti negli anni, stringendo con lei un vincolo prevalentemente spirituale. Era una delle donne che frequentavano la scuola di Plotino, e quindi amante della filosofia nella sua dimensione ascetica, dalla quale essa traeva i princìpi da porre alla base della sua vita, e pertanto costituiva davvero un’ideale destinataria dei messaggi contenuti nella “Lettera”.

«Dal punto di vista dottrinale – annota ancora Giovanni Reale – i punti-chiave che dividevano nettamente i Cristiani dai Neoplatonici erano soprattutto due (oltre, naturalmente, tutta una serie di altri che da questi dipendono, e a questi conseguono): la concezione di Cristo come Dio fattosi uomo (o come uomo figlio di Dio in senso ontologico totale), da un lato, e la nuova concezione del corpo come essenziale all'uomo, con la connessa concezione della “risurrezione del corpo”, dall'altro. Sul primo punto Agostino (con conferme di Eusebio) ci informa bene. Porfirio (come del resto altri Neoplatonici) riteneva Cristo uomo piissimo divenuto immortale, ma non Dio; i Cristiani ignoravano chi fosse il vero Dio, e per loro Cristo considerato Dio diventava causa di errori. Porfirio scriveva: “Gli dèi hanno proclamato che Cristo fu un uomo piissimo che divenne immortale e che essi lo ricordano con grande elogio. Dei Cristiani, invece, gli dèi dicono che sono corrotti e guasti e coinvolti nell'errore, e usano contro di essi molte ingiurie di tal genere”».

Delle quattro opere presentate in questo volume solo la «Lettera a Marcella» risulta conosciuta alla maggior parte dei lettori: essa rappresenta, infatti, il testamento spirituale del filosofo greco. La tesi centrale di Angelo Raffaele Sodano è che sotto le vesti apparentemente innocue di un testo di filosofia morale – quale sembra essere la Lettera a Marcella – si nasconda un’apologia dei principi teorici e pratici del mondo culturale greco.