Rubrica
a cura di Attilio Mazza


L’eterna lotta fra il bene e il male



«Il manicheismo. Il mito e la dottrina. I testi manichei copti e la polemica antimanichea», vol. II, Fondazione Valla – Mondadori, 350 pagine, € 27,00


«Con la sua condanna del Dio dell'Antico Testamento il Manicheismo si colloca in una tradizione che radicalizza il pensiero di Paolo nei confronti della Legge […] Ma l'antinomismo manicheo va oltre gli orizzonti del giudaismo, del cristianesimo e del giudeo-cristianesimo. In Iran esso si oppone al legalismo del clero dei magi mazdei e si basa su un forte anticosmismo secondo il quale il mondo materiale o getig – una definizione tecnica della cosmologia e dell'ontologia dello Zoroastrismo – è una produzione corporale e una creatura di Ahremano», scrive Gherardo Gnoli curatore del volume «Manicheismo», tomo secondo, edito da Fondazione Valla – Mondadori.

Mani (216–277), principe persiano, fondatore del Manicheismo, adora due dei non generati, esistenti da sé, eterni, opposti fra loro. Uno è il Bene, l'altro il Male; il primo la Luce , il secondo le Tenebre. L'anima umana è un frammento di Luce, il corpo e ogni creatura materiale sono spezzoni di Tenebre. Avviene poi una fusione dei due, rappresentati come re nemici da sempre e in lotta l'uno contro l'altro. Le Tenebre, oltrepassate le loro frontiere, invadono il regno della Luce. Il Padre buono emana dalla sua sostanza una potenza che viene chiamata Madre della Vita, e questa a sua volta emana il Primo Uomo e i suoi Cinque Elementi. Rivestito di essi come di un equipaggiamento di guerra, Egli scende negli abissi e dà battaglia alle Tenebre. Ma gli Arconti delle Tenebre contrattaccando mangiano la sua armatura, che è la sua anima. E le Tenebre stringono il Primo Uomo in vincoli tremendi. Allora lo Spirito Vivente gli offre la sua destra e lo trae su dalle Tenebre. Questo, nella mitologia manichea, il Principio.

L'eterna lotta fra bene e male, da allora, domina l'universo. Vi sono tre tempi e tre creazioni. Il Padre della Grandezza e il Re delle Tenebre, la Madre della Vita e l'Uomo Primordiale, l'Amico delle Luci e il Grande Architetto, lo Spirito e le Vergini. In ogni momento Materia e Luce lottano, coinvolgendo il cosmo e l'uomo in un turbinio di aria, vento, fuoco, fumo, melma; di firmamenti e terre; di arconti e personificazioni; di grida e bagliori. Una cosmologia e una mitologia dominate da una fantasia barocca, ispirate – si direbbe ­ dall'arte babilonese, assira e persiana rielaborata da un pittore di prima grandezza.

Mani, il fondatore di questa che tutte le altre religioni considereranno un'eresia pericolosissima, si ritiene, dopo Buddha, Zoroastro e Gesù, l'ultimo inviato del Dio della Verità. Ma si proclama anche «apostolo di Gesù Cristo», e richiama come anticipazioni profetiche della sua le rivelazioni di Adamo, Seth, Enosh, Sem, Enoch, e il rapimento di Paolo al terzo Cielo. Così il Manicheismo appare come nuova, originale sintesi gnostica di motivi provenienti dalle fedi e dalle mitologie che lo precedono

Dopo le testimonianze sulla vita di Mani raccolte nel primo volume, sono presentati in questo secondo tomo – nella più vasta raccolta al mondo di testi relativi al Manicheismo – i miti di una delle religioni più diffuse e affascinanti della tarda antichità: «I Capitoli del Maestro» e «I Salmi degli erranti» copti, e testi greci, latini, siriaci, medio-persiani e arabi che illustrano la dottrina dei Manichei e l'ostilità delle religioni rivali nei loro confronti.

Con Gherardo Gnoli, professore ordinario di storia religiosa dell'Iran e dell'Asia Centrale all'Università « La Sapienza » di Roma, e presidente dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO), hanno partecipato all’edizione alcuni tra i più insigni studiosi della materia: Carlo G. Cereti, professore ordinario in filologia, storia e religione dell'Iran all'Università « La Sapienza » di Roma; Riccardo Contini, professore ordinario di filologia semitica all'Istituto Universitario Orientale di Napoli; Sergio Pernigotti, professore ordinario di egittologia e di lingua e letteratura copta all'Università di Bologna; Andrea Piras, ricercatore presso l'Università di Bologna di testi religiosi avestici e pahlavi; Alberto Ventura professore ordinario di islamistica all'Istituto Universitario Orientale di Napoli.