Rubrica
a cura di Attilio Mazza


COME NACQUERO IL PRIMATO PETRINO

E IL POTERE TEMPORALE DELLA CHIESA



Claudio Azzara, «Il papato nel Medioevo», Il Mulino, 126 pagine, € 10.00


Il saggio di Claudio Azzara, docente di Storia medievale nella Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Salerno va ben oltre la semplice ricostruzione di una vicenda storica per entrare nel merito di come nacque il primato della Chiesa romana e di come si formò, su documenti falsi, il potere temporale attraverso la cosiddetta “Donazione costantiniana” e altri atti inventati da ecclesiastici nel XV secolo, fra cui le «Decretali pseudo–isidoriane».

In epoca antica – scrive Azzara – venne pure introdotta «la fondamentale distinzione fra l'ufficio, oggettivo, e il suo detentore, soggettivo, per cui le caratteristiche personali del singolo papa erano irrilevanti rispetto all'ufficio da lui ereditato da San Pietro, e ciò significava che l'eventuale indegnità morale di un pontefice non incideva sull'istituzione. Per divenire papa non occorreva (e non occorre) nemmeno essere un sacerdote. L'insieme dei poteri di discendenza petrina fu espresso con la locuzione plenitudo potestatis. Il papato, insomma, tramite un'elaborazione teorica sempre più consapevole e argomentata, avanzava la pretesa di essere l'organo di governo supremo dell'intera comunità cristiana, per volontà di Cristo, avendo come scopo quello di condurre i cristiani alla salvezza eterna. Il suo primato giurisdizionale sulla chiesa e sull'insieme dei fedeli era definito con il termine romano imperiale di principatus, con il quale si intendeva un potere monarchico di origine divina. Tale principatus si distingueva da quello dell'imperatore poiché quest'ultimo era frutto del divenire storico e delle azioni umane, pur discendendo anch'esso da Dio, mentre quello del papa scaturiva da un atto divino unico e irripetibile, posto al di fuori della storia. Questo poderoso sforzo di affermazione del proprio ruolo, sia all'interno delle istituzioni della chiesa universale sia in seno all'intera società cristiana, perseguito dai papi con sostanziale determinazione anche se con inevitabili discontinuità e mediazioni alla luce degli equilibri generali, non procedette affatto senza contrasti».

Il libro Claudio Azzara, «Il papato nel Medioevo», offre, quindi, una sintesi della vicenda in epoca tardo antica e medievale, dalla cristianizzazione dell'impero romano al XV secolo, seguendone lo sviluppo sia all'interno della chiesa cattolica sia in rapporto alla società laica nel suo complesso. Viene così illustrato il graduale processo attraverso cui si definiscono, in sede teorica e nel concreto, il ruolo e le prerogative specifiche del pontefice romano in seno alle istituzioni ecclesiastiche. È inoltre preso in esame il rapporto che il papato ebbe con l'altra autorità universale, l'impero, dapprima romano-cristiano e bizantino e poi occidentale (da Carlo Magno a Federico II), nel lungo contenzioso per stabilire a chi spettasse la supremazia su tutta la società cristiana.

Infine l'autore tratteggia la particolare configurazione che il papato romano assunse alla fine dell'età medievale, dopo lo scontro con la nuova realtà politica delle monarchie nazionali, il conflitto con le tendenze conciliariste all'interno della chiesa e la prima costituzione di un vero e proprio «stato territoriale» pontificio nel cuore della penisola italiana.