Rubrica
a cura di Attilio Mazza


DIO PROBLEMA DI COSCIENZA, NON DI SCIENZA



Rosa Alberoni, «La cacciata di Cristo», Rizzoli Bur, 212 pagine, € 9,20


Come nasce l’idea di “cacciare” Cristo dalla storia? Rosa Alberoni nel suo saggio «La cacciata di Cristo», pubblicato da Rizzoli nella collana Bur, lo spiega introducendo il suo saggio. L’autrice, scrittrice e docente universitaria scrive che ad avere il coraggio di affermare apertamente la cacciata di Cristo è stato Proudhon, nel 1843.

«C'erano già stati nella storia antica dei pensatori atei, e anche delle correnti di pensiero, talvolta indicate col nome di religione, come il Buddismo, che non manifestavano il bisogno di un Dio creatore. Ma dopo la stabilizzazione della Chiesa, tutta l'Europa si era raccolta attorno al Cristianesimo, divenendo civiltà cristiana. E nessuno aveva mai pensato che il miglioramento, il progresso dell'uomo potesse avvenire lottando contro Dio, cacciandolo dal mondo, dalla mente dell'essere umano. Una frase simile avrebbe potuto dirla Lucifero ne Il Paradiso perduto di Milton, ma non un uomo».

L'affermazione di Proudhon non è tuttavia un fulmine a ciel sereno, una intuizione improvvisa e stupefacente. «Le sue parole non sorgono dal nulla: sono spighe mature, perché le sementi erano state sparse nell'era dell'illuminismo, o secolo dei lumi come lo hanno definito i francesi. E possiamo anche identificare la prima radice del processo, il pensatore che gli dà l'avvio, Cartesio.»

«Che Cartesio sia uno scardinatore del Cristianesimo se ne accorge subito uno dei più grandi studiosi dell'epoca moderna, il padre della filosofia della storia, Giambattista Vico. Il filosofo napoletano comprende che l'intenzione di Cartesio è quella di fare tabula rasa, di ricominciare tutto da capo. Vico, infatti, si allarma per la frattura totale operata da Cartesio fra pensiero e realtà materiale, fra res cogitans e res extensa. Dio, in quanto non materiale, appartiene alla res cogitans e quindi al pensiero, all'idea».

Portando al centro dell'universo l'uomo con la sua ragione, con la sua capacità di pensare, argomentare e valutare soltanto con la propria coscienza ciò che è bene e ciò che è male, «Cartesio legittima la ribellione dell'uomo contro Dio, oggettivando nella mente dell'uomo nuovo, nato dalla Ragione, la formula che sant'Agostino adopera per indicare il significato del peccato di Adamo ed Eva: Amore di sé fino al disprezzo di Dio. Prendendo il posto di Dio, l'uomo cartesiano decide con la propria ragione ciò che è giusto o sbagliato, ciò che è utile per l'umanità e ciò che non lo è».

E infatti, dopo Cartesio, nel pensiero europeo incomincia a diffondersi la concezione che Dio non è l’Ente perfettissimo, origine e sostanza di ogni cosa, ma è un’idea dell’uomo. Ma cacciato Cristo che cosa rimane?

«Io dico che è giunto il momento per i credenti di alzare la testa, di parlare – scrive l’autrice –, di denunciare la prepotenza, gli eccessi, i pericoli. Di difendere i valori cristiani praticandoli, riconsacrandoli nei gesti, perché solo così si fronteggia la volontà di distruzione del Cristianesimo, che è volontà di annientamento della propria civiltà. Perché solo così si possono fronteggiare le altre civiltà, islamica e cinese agguerrite e senza dubbi, che premono alle nostre frontiere, e la fede atea, all'interno, che si presenta con la maschera dello scientismo».

Tuttavia, «alzare la testa» praticando la carità cristiana, senza alimentare odi, nell’ambito della cultura della tolleranza.