Rubrica
a cura di Attilio Mazza


IL DIFFICILE DIALOGO FRA CRISTIANI ED EBREI



Pier Francesco Fumagalli, «Roma e Gerusalemme»,
Mondadori, 325 pagine, € 18,00


Pier Francesco Fumagalli, sacerdote, docente di Cultura cinese all'Università Cattolica in Brescia e Consultore della Commissione della Santa Sede per i Rapporti religiosi con l'Ebraismo, della quale è stato segretario dal 1986 al 1993, nel libro «Roma e Gerusalemme», edito da Mondadori, evidenzia i punti nodali della storia che hanno segnato il destino delle due confessioni rileggendo e reinterpretando il passato, senza nulla nascondere, ma nell’ottica di una futura evoluzione positiva.

Al momento, tuttavia, scrive Fumagalli, è quanto mai evidente che il problema è irrisolto e radicale. «Nel discorso pronunciato in occasione della visita alla Sinagoga di Colonia, papa Benedetto XVI ha indicato la necessità di un dialogo con l'ebraismo che sia anche teologico. Che cosa si intenda con questa richiesta, e come sia possibile affrontarla è difficile dirlo. Certo è che quando le autorità ebraiche ortodosse hanno mostrato segni di apertura al dialogo hanno fermamente distinto i campi di possibile confronto: sì alla collaborazione in campo umanitario e sociale, no alla discussione teologica. Alla base di questo netto rifiuto c'è la constatazione della autonomia e della inconciliabilità dei due sistemi; il confronto teologico non è una trattativa politica nella quale si fanno reciproche concessioni. Sarà quindi ben difficile pensare a gruppi di studio congiunti che lavorino insieme con intenzioni di revisioni teologiche. Ma non è ormai fuori dalla scena del possibile un impatto su pensatori ebrei di scuola ortodossa delle conseguenze del nuovo atteggiamento della Chiesa cattolica. Ma va tenuto presente un altro elemento: che ciò che è determinante nella visione ortodossa ebraica non è tanto la teologia, il piano della speculazione teorica, quanto la prassi, la regola, la halakhà. È su questa che si applicano le maggiori guide spirituali del popolo d'Israele. L'halakhà ha i suoi modi di sviluppo, che sono certo impermeabili a discussioni interconfessionali, ma comunque non sono indifferenti alla constatazione di mutate condizioni della realtà».

Fumagalli compie una rilettura di ebraismo e cristianesimo attraverso un percorso che è insieme esegetico, storico, teologico ed esperienziale: dalle comuni radici bibliche, alla comune attesa messianica; dalle profonde divergenze createsi attorno alla figura dell'ebreo Gesù di Nazaret, alle drammatiche e complesse vicende di persecuzioni, accuse, convivenze, ghettizzazioni, conversioni, scambi culturali avvenuti nel corso di due millenni di storia non certo semplice.

«La riflessione – ha scritto Enzo Bianchi sulla “Stampa” – si avvale di un linguaggio piano, comprensibile anche ai meno addentro alle problematiche e si trasforma in un sorta di grande arazzo della storia del pensiero e del vissuto religioso che dal bacino del Mediterraneo ha finito per abbracciare l'Europa intera per poi trasbordare anche oltre oceano».