Rubrica
a cura di Attilio Mazza


CHE COSA È BENE E MALE?



Philippa Foot, «La natura del bene», Il Mulino, 154 pagine, € 12.00


Philippa Foot, già docente di Filosofia  all’Università della California e in Inghilterra a Oxford, nel saggio pubblicato dal Mulino, «La natura del bene», si ispira esplicitamente ad Aristotele e a Tommaso d'Aquino, in una posizione di grande radicalità.

L'autrice – scrive Luca Fonnesu nella nota introduttiva – «ne è consapevole: si tratta di una versione di oggettivismo che vorrebbe indirizzare non soltanto la nostra riflessione morale, ma il nostro modo stesso di guardare la natura, o almeno la natura vivente. La nozione di “natura”, infatti, acquisisce in questa prospettiva un pesante ruolo normativo che non può non rendere perplesso chi si sia abituato ormai a guardare al mondo naturale con altri occhi. Altrettanto si potrebbe dire della nozione di “vita”, la cui vaghezza concettuale e le cui ambizioni normative ricorrono spesso, fuori e dentro la filosofia. Ma l'operazione teorica non deve essere sottovalutata, anche perché nel libro, e negli altri, precedenti lavori di Philippa Foot, vengono colti molti punti deboli delle teorie alternative sullo statuto dei giudizi morali, e la sua tesi così forte, e per certi versi così paradossale, si intreccia con analisi di grande finezza teorica. E difficile però resistere alla tentazione di fare almeno ancora un riferimento finale a Hume, cioè al filosofo moderno che con più nettezza ha sottolineato quanto sia ambiguo, e magari anche pericoloso, pensare che “la virtù si identifica con ciò che è naturale e il vizio con ciò che è innaturale”, poiché nessuna parola è più ambigua ed equivoca della parola “natura”. E’ questo il punto centrale sul quale Foot si contrappone al filosofo scozzese e alla tradizione che a lui si richiama».

Philippa Foot s’interroga, quindi, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sulla virtù e sul vizio, temi che toccano ciascun individuo, interrogativi ai quali è difficile dare una risposta.