Rubrica a cura di Attilio Mazza
LE RELIGIONI VELENO DEI POPOLI?
Christopher Hitchens, «Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa», traduzione di Mario Marchetti, Einaudi, 272 pagine, € 14,50
Christopher Hitchens, nato nel
Il libro è un atto di accusa contro la religione in tutte le sue manifestazioni, un duro pamphlet in difesa della ragione e del laicismo. «La fede religiosa è inestirpabile, appunto perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell'ignoranza e degli altri». Ed è questa la tesi da cui parte «Dio non è grande». Muovendosi tra l'analisi dei testi di fondazione delle grandi religioni (Bibbia e Corano sopra tutti) e la riflessione sull'attualità politica e sullo scontro di civiltà in atto, Hitchens costruisce un implacabile atto di accusa contro le follie cui l'uomo si abbandona nel nome di una fede: oscurantismo, superstizione, intolleranza, senso di colpa, terrore verso la sessualità, anti-secolarismo. Contro questi non-valori, e memore della grande tradizione laica anglosassone, reclama un ritorno alle idee dell'illuminismo, intessendo un elogio arguto e a tratti commovente della ragione umana. Non tutte le tesi di Hitchens sembrano condivisibili. Soprattutto quella che nega la possibile esistenza del «Motore immobile», della »Causa Prima». Altre, invece, non possono non far riflettere: se Dio è infinito e inconoscibile, come possiamo, noi esseri finiti (cioè le religioni) conoscere ciò che Dio vuole da noi? Per cui che senso hanno le religioni? Resta il fatto che «Dio non è grande» è un libro di grande intelligenza che conferma come l’autore sia ipercolto, polemico e divertente, in grado d’infilare nelle sue pagine il pensiero di autori di ogni epoca e di ogni continente.
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