ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
Tutti i diritti riservati

EBREI E CRISTIANI NEL MEDIOEVO



Ariel Toaff, «Il vino e la carne. Una comunità ebraica nel Medioevo»,
Il Mulino, pagine 316, € 12,00

Ariel Toaff, docente alla Bar-Ilan University in Israele, dopo il recente «Pasque di sangue» edito dal Mulino, che ha suscitato tanto clamore, torna ad occuparsi dell’insediamento ebraico all’interno della comunità mediavele umbra con il saggio «Il vino e la carne. Una comunità ebraica nel Medioevo», sempre edito dal Mulino.
«La permanenza degli ebrei in un determinato luogo– scrive Toaff – appare sempre direttamente legata alla possibilità che generalmente viene loro fornita senza problemi di sorta, di non derogare dalla loro aderenza alle proprie regole alimentari. Non c'é quindi da stupirsi che gli ambienti interessati all'allontanamento degli ebrei, ed in primo luogo i minori dell'osservanza, si servano disinvoltamente del divieto della macellazione rituale o della preparazione del vino “pigiato dai giudei” per perseguire il loro obbiettivo. La lotta alla carne e al vino casher viene giustificata con la necessità di salvaguardare la popolazione cristiana dall'inquinamento alimentare, provocato dal contatto di mani e piedi ebraici con i generi commestibili destinati al consumo pubblico. Di fronte ad una società cristiana, la cui forza d'attrazione è presente ad ogni livello e contro la quale uno scontro diretto e palese è chiaramente controproducente, tenendo conto soprattutto della dispersione geografica degli ebrei italiani, che dà vita ad una miriade di insediamenti per lo più demograficamente insignificanti, la società ebraica deve sviluppare una grande capacità di adattamento per resistere e sopravvivere. Le sue peculiarità ideologiche e religiose quindi, nell'impatto con la società circostante diversa, prepotente e affascinante, si allentano, si dissimulano, si mascherano sotto il velo di nuove apparenze, ambigue per necessità. Le immagini e i modelli, che vengono a minacciarla dall'esterno, sono parzialmente integrati al sistema, sottomessi, utilizzati, trasformati per ammorbidirne l'attrito e addomesticarne la forza dirompente. La ricerca del compromesso, che possa salvare capra e cavoli almeno all'apparenza, viene così a coincidere con una pragmatica ideologia della sopravvivenza. Un'ideologia che, è bene essere chiari su questo punto, si è dimostrata straordinariamente efficace».
Quanto al metodo che lo studioso ha seguito anche per questo nuovo lavoro per la ricostruzione della società ebraica nelle sue articolazioni e complessità, si fonda sull’attento esame delle fonti locali, «correlate e rapportate alle coeve fonti interne ebraiche. Non si tratta tanto di un'auspicabile esigenza di completezza, ma piuttosto della ricerca dell'unica possibile chiave di comprensione di un mondo, che altrimenti sarebbe colto solo nella percezione che gli altri hanno di esso. Il riferimento esclusivo ad un solo tipo di fonti per la ricostruzione della società ebraica, tanto nel suo comportamento quotidiano, quanto nell'articolarsi delle sue rappresentazioni mentali e ideologiche, rischia di essere fuorviante e di portare ad errori di prospettiva ed a false assunzioni».
Attraverso le fonti, Ariel Toaff analizza, quindi nel concreto, la reciproca influenza tra l'elemento ebraico e la società cristiana circostante, superando il luogo comune che vuole la comunità ebraica come un'entità unica e unitaria, priva di articolazioni interne, e di cogliere il carattere peculiare di un nucleo la cui descrizione in termini di "minoranza" non può essere che inadeguata. Ed ecco il vero significato delle tradizioni, dei rituali, degli usi connessi con il matrimonio, dell'idea della morte, delle interrelazioni sociali, dei rapporti quotidiani con la comunità cristiana, restituiti in una densa e suggestiva ricostruzione storica.