VIVERE BENE PER MORIRE BENE
AA. VV. Mors finis an transitus -Morte fine o passaggio,
a cura di Ivano Dionigi, Rizzoli-Bur, 148 pagine, € 8,60
Cos’è la morte? E’ questo l’interrogativo intorno al quale hanno dialogato cinque interpreti del nostro tempo: il docente di filosofia all’Università San Raffaele di Milano Massimo Cacciari, il medico e ricercatore Alberto Malliani, il docente di Letteratura Latina all’Università di Bologna Ivano Dionigi, l’insegnante di Esegesi dell’Antico Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Gianfranco Ravasi, la studiosa di psicoanalisi e scrittrice Silvia Vigetti Finzi. I cinque, coordinati da Ivano Dionigi, hanno approfondito l’interrogativo sulla morte e l’esito dell'incontro è stato pubblicato da Rizzoli nella collana Bur con il titolo: «Mors finis an transitus -Morte fine o passaggio».
Alla base del dialogo sono stati i testi degli antichi pensatori greci e latini, nonché quelli dei padri della Chiesa, un'antologia che va dall'Antico Testamento ad Agostino, da Omero, a Platone, Virgilio, Epicuro, Seneca.
Nella classicità non si immaginava la creazione, annota Ivano Dionigi introducendo i testi, e pertanto gli antichi non aveva un Dio al quale «chiedere conto del perché della morte». E Seneca, consapevole che l’unica legge che governa la natura è quella della necessità, non aveva nessuno cui chiedere spiegazioni. «L’uomo della classicità quella spiegazione, che sanciva la supremazia della morte, doveva darsela da solo. All'opposto una spiegazione religiosa ed eteronoma, che decreta la supremazia la morte, verrà dalla testimonianza biblica e neotestamentaria».
Separare i due termini, inizio della vita e fine della vita, è una distinzione dei limiti illusoria. E forse è giusto che sia così. Ciò che è veramente importa è vivere bene per morire bene.
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