ALLE ORIGINI DELLE RELIGIONI MONOTEISTICHE
Christopher Knight e Robert Lomas, «La chiave di Hiram»,
best-seller Mondadori, 408 pagine, € 8,80
«La lettura attenta e obiettiva del libro dell'Esodo ci riempì di orrore, stravolgendo l'opinione che dimorava in noi dagli anni della nostra formazione scolastica di stampo cristiano: anziché imbatterci nelle vicende di un popolo grande e nobile, che lottò per la propria libertà e approdò finalmente alla “terra promessa”, ci trovammo dinanzi a un allarmante elenco rigurgitante episodi di demonismo primitivo, tradimenti, massacri, stupri, atti di vandalismo e clamorose ruberie. Non si potrebbe immaginare origine più sciagurata per una nazione nascente».
Così scrivono Christopher Knight e Robert Lomas nel libro «La chiave di Hiram», best-seller mondiale, edito in Italia da Mondadori. E precisano: «La storia di Mosè inizia con un omicidio. Notato un egizio che picchiava un habiru e guardatosi attorno per sincerarsi di non essere scorto da occhi indiscreti, il patriarca colpì a morte l'aggressore, principiando così la sequela delle decine di migliaia di assassinii di cui fu responsabile durante la sua esistenza. La sorte volle che alcuni habiru fossero testimoni dell'accaduto e che ne informassero il faraone. Oramai condannato a morte, Mosè si diede alla fuga, dirigendosi verso oriente, nella penisola sinaitica, dove fu accolto dai Madianiti (altresì detti Keniti) e dove prese in moglie Zippora, la figlia del re. In questa terra Mosè si avvicinò al dio delle tribù madianite, signore delle tempeste e della guerra, il cui simbolo era una sorta di motivo a croce che queste genti portavano impresso sulla fronte, in prosieguo noto con l'espressione “il segno di Jahvè”. Dopo l'incontro con Mosè sul monte Oreb questo ente divino abitatore delle montagne divenne per l'appunto ispiratore e motivo centrale del dio degli ebrei».
La Bibbia
narra «che Mosè fece ritorno in Egitto allo scopo di liberare dalle catene della schiavitù i raggruppamenti alquanto assortiti di asiatici, denominati dagli egizi con il termine generale di habiru. In grazia dei poteri conferitigli dal suo nuovo dio/genio / spiritello delle tempeste, egli avrebbe apportato morte e miseria allo sventurato popolo egizio. Si dice che 600.000 furono gli israeliti che lasciarono l'Egitto per incamminarsi verso il deserto, iniziando così un esodo durato nel complesso quarant'anni. Qualsiasi persona dotata di un certo buon senso è in grado di comprendere, tuttavia, che una tale migrazione poteva coinvolgere soltanto una frazione della cifra indicata nel testo biblico. Se quest'ultima fosse esatta, infatti, le cronache egizie ne farebbero parola, mentre non vi sono prove che un evento simile si sia mai verificato. Oltretutto la dipartita di un gruppo di tali dimensioni, pari a un quarto dell'intera popolazione egizia, avrebbe avuto conseguenze enormi sulle riserve alimentari e sulla manodopera e, di riflesso, risvolti sociali considerevoli, che i cronisti dell'epoca non avrebbero certo fatto passare sotto silenzio».
Christopher Knight e Robert Lomas sono stati indotti all’insolita indagine per scoprire le origini dei rituali chiave della Massoneria contemporanea. Grazie allo studio comparato di documenti egizi, dell'Antico e Nuovo Testamento, della letteratura cristiana e rabbinica primitiva, dei manoscritti del Mar Morto, gli autori sono riusciti così a individuare l'esistenza di uno stesso simbolismo esoterico che venne utilizzato sia dai Faraoni sia da Gesù e da suo fratello Giacomo, per essere poi adottato dai Templari, i primi massoni contemporanei, e via via tramandato sino ai “fratelli muratori” odierni.
Quando iniziarono ad approfondire il tema non potevano quindi immaginare che la decisione d’indagare sulle origini della Massoneria e sulla misteriosa figura del gran maestro Hiram Abif, li avrebbe portati a rileggere con occhi nuovi la stessa Bibbia, e in particolare il libro dell’Esodo, e a riscoprire la storia di Gesù Cristo e della Chiesa primitiva di Gerusalemme fino a giungere alla sconvolgente conclusione che i rituali chiave della “libera muratoria” contemporanea sono gli stessi utilizzati, durante le cerimonie d'iniziazione, dalla setta ebraica che faceva capo al Messia.
Il saggio va dunque ben oltre gli scopi dei due ricercatori e induce a riflettere sulla storia di millenni oscuri in cui affondano le principali religioni monoteistiche diffuse in Occidente.
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