IL PERDONO CONDIZIONE DI PACE
Daniele Menozzi, «Chiesa, pace e guerra nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa dei conflitti», Il Mulino, 330 pagine, € 25.00
Il concetto di «guerra giusta» è tuttora oggetto di dibattito nella Chiesa cattolica e si articola nella tensione tra il richiamo evangelico al rifiuto della violenza e la necessità di governare una società in cui l'ordine può essere imposto anche con le armi.
Daniele Menozzi, docente di Storia contemporanea nella Scuola Normale Superiore di Pisa, autore di numerosi saggi, approfondisce il tema nel libro edito dal Mulino, «Chiesa, pace e guerra nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa dei conflitti». Il libro ricostruisce lo sviluppo delle posizioni cattoliche rispetto alla guerra nel corso del Novecento, a partire dalla proclamazione della Grande Guerra come «inutile strage» da parte di Benedetto XV fino alla condanna della giustificazione di ogni violenza bellica in nome di Dio da parte di Giovanni Paolo II.
Si tratta di un percorso assai tormentato, sempre più pressante con l’aumento del potere distruttivo degli ordigni bellici. La costante invocazione alla pace si accompagna, tuttavia, all'affermazione della liceità morale della guerra, almeno di quella difensiva. Tuttavia, conclude Menozzi, «porre come condizione della pace il perdono, anche attribuendo alla chiesa la capacità di esserne la più adeguata educatrice, è ben altra cosa che avanzare la richiesta del ritorno a un potere direttivo sulla società, su cui si era attestato per decenni un magistero pontificio debitore delle concezioni della cultura intransigente».
|