ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
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SUPERBIA, RADICE E REGINA DEI PECCATI



Laura Bazzicalupo, «Superbia. La passione dell’essere»,
Il Mulino, serie “I 7 vizi capitali”, 146 pagine, € 12,00


Laura Bazzicalupo, docente di Filosofia all’Università di Salerno, nelle prime pagine del suo saggio, «Superbia. La passione dell’essere», edito dal Mulino nella serie “I 7 vizi capitali», scrive che la superbia è radice e regina di tutti i peccati. «Così la definiscono tanto Agostino che Tommaso. Questo doppio appellativo ci dice che è un peccato diverso dagli altri, che occupa, cioè, nella, gerarchia dei peccati capitali, un posto speciale. E’ la radice. Dalla linfa del peccato di superbia ricevono nutrimento gli altri peccati che sono, tutti, forme specifiche di superbia».
Ed è, la superbia medesima, «il culmine, la sommità della gerarchia stessa: la regina dei peccati. E quindi se essi fossero assenti, se la vita di un uomo fosse tutta virtuosa – anzi, se fosse assolutamente virtuosa – e la superbia fosse il coronamento di tanta virtù, essa basterebbe ad invalidare il senso di quella vita, gettandovi sopra un'ombra malefica. La superbia da sola, essendo il più grave dei peccati, basterebbe a condannare l'uomo».
La superbia, dunque, rovescia la virtù più grande nel suo opposto, «rovescia l'amore in odio, la perfezione in caos. Come per Lucifero che nella scena primaria della superbia» perde per sempre il Paradiso. Ma perché è, dunque, il male radiale?
Il mondo greco considera l’hybris, la superbia, la colpa specifica dell’eroe, causa del suo fato rovinoso. Il mondo moderno, grazie alle nuove scienze, la connota in modo più approfondito e la religione la designa come peccato, anzi uno dei sette vizi capitali dai quali ciascun credente deve emendarsi.
L’autrice, muovendo da Adamo ed Eva e passando attraverso la tradizione classica esamina il fenomeno sino al delirio dei potenti e alle figure banalmente arroganti dei nostri giorni.