ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
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COME IL PAPATO DOMINÒ LA CRISTIANITÀ



Grado Giovanni Merlo, «Inquisitori e Inquisizione del Medioevo»,
Il Mulino, 156 pagine, €13,00


Alle origini della repressione antiereticale condotta dai delegati della Chiesa romana stanno le radici e i processi avviati dagli anni Trenta del Duecento. La «creazione degli inquisitori delegati dalla sede apostolica si connette strettamente con esigenze di difesa dell'assoluta prevalenza del papato nella e sulla cristianità: si connette con dimensioni che da ecclesiologiche si fanno politico-istituzionali. Gli inquisitori sono agenti di un potere che intende dominare il mondo e che nella difesa dell'ortodossia – un'ortodossia formale e giuridica, prima ancora che dogmatica – trova uno dei più forti elementi di legittimazione».
Questa, in sintesi, la chiave del saggio pubblicato dal Mulino, «Inquisitori e Inquisizione del Medioevo», di Grado Giovanni Merlo, docente di Storia del Cristianesimo nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Milano e presidente della Società internazionale di studi francescani con sede in Assisi.
Se il suo precedente saggio «Contro gli eretici» era dedicato all'operato della Chiesa medievale nel periodo pre-Inquisizione, il nuovo libro approfondisce la fase successiva in cui la lotta all'eresia cominciò a essere istituzionalizzata con la comparsa dei primi «inquisitori dell'eretica pravità delegati dalla sede apostolica».
L’autore mostra come ciò avvenga nel quadro di un progetto, che era anche politico, inteso al controllo della cristianità intera da parte della Chiesa di Roma. Informa, quindi, come l'ufficio inquisitoriale venga affidato in primo luogo ai frati Predicatori e, in seguito, anche ai frati Minori, illustrando intenti e tecniche dell'azione repressiva inquisitoriale. Infine, in una stringente riflessione intitolata «Come è potuto accadere?», commenta il documento teologico pubblicato nel 2000 sulle colpe della Chiesa «Memoria e riconciliazione».