ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
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Da questa settimana Esoterica ospita i contributi di Marcello Carraro, ricercatore spirituale che da anni indaga, attraverso letture e contatti, i problemi relativi alla realtà dello spirito che non si esaurisce nella conoscenza terrena ma prosegue in altre dimensioni in una evoluzione infinita.

INCONTRI II

Incarnazione e reincarnazione

di Marcello Carraro



Conseguentemente ai temi del primo Incontro è necessario enunciare il secondo punto fondamentale dell'esperienza dello Spirito in Terra: il processo di incarnazione e reincarnazione. Un tema ben conosciuto dall'Induismo, anche se con molte e gravi lacune concettuali e interpretative, fra cui – la più importante –quella dell'incarnazione “punitiva” in forme animali. Questa credenza in origine è stata certamente un elemento di deterrenza al comportamento umano e, a tal fine, introdotto dalle caste sacerdotali per il controllo delle società loro sottoposte.
La Conoscenza esclude totalmente una simile condizione, che non ha nessuna giustificazione in termini di logica razionale. La Conoscenza ha sempre una logica razionale, anche sul piano umano, sebbene le religioni facciano pensare il contrario; non esiste irrazionalità nello Spirito e nell'Universo, ma solo un insieme di Principi e di Leggi che hanno il solo scopo di dare sempre un vantaggio di tipo evolutivo allo Spirito.
Nello Spirito non può, infatti, esistere una componente regressiva; una incarnazione animale non avrebbe alcuna ragione d’essere, perché l'animale non permetterebbe, di fatto, alcuna esperienza spirituale. L'animale non possiede, infatti, un cervello sufficientemente evoluto né autocoscienza individuale; e pertanto non potrebbe dare alcuna esperienza valida sul piano evolutivo allo Spirito incarnato. Una simile condizione, cioè, non darebbe alcun risultato in termini spirituali, sarebbe praticamente inutile e senza alcun senso.
La freccia dello Spirito non ha ritorni su se stessa; ogni livello evolutivo raggiunto non è più rimovibile, né può essere scartato o dimenticato perché entra automaticamente a far parte integrante della condizione spirituale.
In ambito occidentale il processo di incarnazione e reincarnazione è stato quasi completamente sradicato dall'ambito culturale e religioso, sebbene la stessa incarnazione di Cristo ne sia stato l'esempio più eclatante. Egli ha usato la stessa via incarnativa di ogni Spirito, sebbene non avesse certamente più necessità di tornare nella materia del corpo. I Grandi Maestri, in realtà, non hanno più necessità di un’incarnazione evolutiva nell'ambito terreno ormai largamente superato; il ritorno sulla Terra costituisce per loro una missione di esempio o d’insegnamento nei confronti dell'ambito culturale umano nel quale s’inseriscono.
Le religioni che negano la reincarnazione e il suo processo di esperienza e di conoscenza si trovano di fronte a problemi di logica e razionalità concettuale irrisolvibili. Una sola vita non può dare assolutamente una completezza e una maturazione a nessun livello; e gli esempi potrebbero essere numerosissimi. È questa una realtà alla quale pervicacemente le gerarchie religiose voltano la testa da un’altra parte, sebbene nel Cristianesimo primitivo esistesse una dottrina segreta della reincarnazione, chiaramente accennata da san Girolamo (340-420) nella Epistola a Demetriade:
Le caste sacerdotali sono sempre state contrarie all'umanesimo e alla stessa libera evoluzione dell'uomo; fondamentalmente negano la Conoscenza come base evolutiva. Non proferì forse Cristo una delle invettive più dure al riguardo? «Guai a voi, legisti, perché avete sottratto la chiave della conoscenza: voi non siete entrati e avete impedito l'ingresso a quelli che lo desideravano»{Luca Il,32). Un uomo lasciato ignorante è sempre uno schiavo di qualcuno o di qualcosa; l'ignoranza è la sua prigione. Va da sé che i commenti evangelici restano solitamente muti al riguardo!
La necessità del ciclo reincarnativo dello Spirito è sempre stata paradossalmente condizionata proprio dal fatto che la vita umana, in termini evolutivi, è brevissima; la stessa maturazione, adattamento e sviluppo psichico giungono tardi nell'uomo e la compenetrazione spirituale completa può arrivare (quando arriva) anche all'età di trentacinque anni. Parliamo di semplice maturazione e non di consapevolezza, che evidentemente è tutt'altra cosa!
Il ciclo incarnativo terreno diventa pertanto lunghissimo, calcolabile in migliaia di anni e decine di vite, anche in considerazione del fatto che moltissime esistenze possono essere improduttive sul piano interiore, ciò proprio in relazione all'estrema pochezza della condizione umana (la «miseria infinita» di Blaise Pascal).
Ciò che l'uomo considera esperienza di livello spirituale non lo è in larghissima parte. Lo Spirito non viene in Terra per imparare dall'ambito umano, che sarebbe un non-senso, ma per un'esperienza di contatto con la materia, per capirla, per viverla e, a un certo livello, dominarla. In sintesi meglio sarebbe dire che lo Spirito deve acquisire in Terra il concetto complessivo di materialità che gli è totalmente estraneo. Lo Spirito, in effetti, per la sua stessa natura è antitetico al mondo materiale: è sempre UN' ALTRA COSA! Larga parte del pensiero umano è inutile o inapplicabile allo Spirito.
Il concetto di materialità, quale ricerca primaria dello Spirito, potrebbe sembrare assurdo sulla base delle nostre attuali conoscenze religiose, filosofiche e anche culturali. Ma non lo è poiché lo Spirito deve comunque conoscere e impattare la materia che non esiste nella sua realtà e condizione. MAI le religioni hanno affermato questa semplice verità. Siamo di fronte, per lo Spirito, ad una necessità assoluta e inderogabile di acquisizione di conoscenza ed esperienza. Se per un attimo sul piano umano fossero abbandonate tutte le mitizzazioni assurde e fantasiose delle religioni ci accorgeremmo che l'essenza della vita è fatalmente esperienza, comunque la si voglia vedere o chiamare. Questo è inoppugnabile!
Le dottrine religiose, invece, avevano intuito – anche se in maniera errata –l'estrema distanza fra Spirito e materia, sviluppando l'opposizione dei due elementi lontanissimi tra loro, anche se provenienti dalla stessa emanazione della Divinità come Causa Prima e Matrice unica. Allora ecco l'immane, e in larga parte inutile, sforzo delle religioni di voler sublimare la materia per spiritualizzarla. Ma incarnazione e reincarnazione non vanno in questo senso; gli obiettivi sono ben altri, e sono strettamente legati non alla condizione umana ma proprio alla necessità di Conoscenza ed evoluzione dello Spirito.
Lo Spirito – lo ripetiamo – non può ignorare assolutamente la conoscenza della materia come elemento universale, perché è la sua controparte della realtà, che, vista sotto un aspetto mistico, è “l'altra parte della creazione” di Dio, o Causa Prima. come meglio si voglia chiamare o intendere. In questo senso Universo e Spirito sono duali nel quadro dell'emanazione divina.
Larga parte delle esperienze umane sono inutili per lo Spirito nella sua ottica di conoscenza della materia, come sono inutili, e senza alcun senso, una larghissima parte delle esperienze religiose ritualistiche, liturgiche e dottrinarie, residuo del magico e del paganesimo. Ancora: larga parte degli obbiettivi dello Spirito sono inoltre opposti alle convinzioni, mentalità e categorie della sua natura, in una dicotomia oppositiva quasi completa se la si confronta – ad esempio – con l'egoismo umano frutto della materia.
Questo genere di logica dell'esperienza spirituale in rapporto alla materia si è resa palese solo in tempi recentissimi poiché non sarebbe stata accettata in certi contesti nei secoli precedenti e considerata estremamente pericolosa. Basti pensare come il pensiero e le concezioni assai aperte di un Giordano Bruno, solo qualche secolo fa, lo abbiano condotto al rogo! E ancora nel XVIIo secolo Galileo Galilei, per aver enunciato delle semplici osservazioni astronomiche (perché tali erano!), fu pesantemente giudicato, minacciato e umiliato dall'Inquisizione, con grande rischio della sua stessa vita.
Si può quindi comprendere come i concetti ben più “sovversivi”, di incarnazione e reincarnazione (del resto ben noti e accettati dalla Chiesa delle origini), o meglio dell’esperienza dello spirito nella materia, non potessero essere accettati perché in opposizione alla mentalità convenzionale e alla volontà di condizionamento finalizzata all’esercizio del potere.
Ecco, quindi, la necessità che la visione spirituale muova da nuove basi, da una sorta di rivoluzione del pensiero che riporti l’essere umano a riscoprire le ragioni dell’esperienza dello Spirito nella materia attraverso la reincarnazione.
Con ogni augurio di serenità.

(© copyright Marcello Carraro)

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