ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
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LUSSURIA



Giulio Giorello, Lussuria. La passione della conoscenza,
Il Mulino, 200 pagine, € 15,00

Nella dottrina morale cattolica, i vizi capitali sono definiti desideri non ordinati verso il Bene Sommo, cioè Dio, dai quali tutti i peccati traggono origine. Ma già Aristotele li classificò come «abiti del male». Essi sono: Superbia (desiderio disordinato di essere superiori agli altri, fino al disprezzo degli ordini e delle leggi), Avarizia (brama dei beni temporali), Lussuria (dedizione al piacere e al sesso), Invidia (tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio), Gola (abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola), Ira (disordinato desiderio di vendicare un torto subito), Accidia (lasciarsi andare al torpore dell'animo, fino a provare fastidio per le cose spirituali).
Le Edizioni del Mulino hanno dedicato ai sette vizi capitali alcuni volumi monografici. L’ultimo, fresco di stampa, è firmato da Giulio Giorello, ben noto personaggio della cultura, autore di molti libri, docente di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano. Già il titolo indica l’angolatura da cui Giorello tratta il tema: Lussuria. La passione della conoscenza. Non peccato, dunque, ma desiderio di conoscere la nostra natura attraverso il corpo.
L’autore subito precisa con le parole di Sade scritte sul finire del Settecento, quando i “lumi” della Ragione cominciarono a cedere il posto alle “lanterne” del Terrore: «Solo per colpa di cristiani impostori la lussuria è stata classificata tra i crimini».
Giorello analizza quindi il tema da un’angolatura insolita e intrigante, affermando che la lussuria, più che un peccato, appare una forza debordante della natura. Sarà anche un vizio, ma sappiamo come da vizi privati nascano pubbliche virtù.
La lussuria non è solo manifestazione di eros, creatività artistica, piacere della scoperta scientifica. E' anche, e soprattutto, passione del conoscere, nel senso più ampio della parola. E per ciò può costituire il nucleo di una società aperta e libertaria, insofferente di qualsiasi costellazione di dogmi stabiliti.
Nelle pagine intense del suo saggio, Giorello analizza come complici della lussuria possono comparire i tipi più inaspettati: Dante, Shakespeare, Bruno, Mozart, Bunuel... Ma l'indiscusso protagonista resta sempre lui: Don Giovanni che, ancora una volta, ripropone l'eterno viaggio attraverso la lussuria come potere, come piacere, come inganno. E soprattutto come libertà.